[27/03/2007] Urbanistica

Bloccato il porto della soia sul Rio delle Amazzoni

LIVORNO. Le autorità Brasiliane hanno bloccato la costruzione di un terminale portuale in acque profonde sul Rio delle Amazzoni per il commercio della soia della multinazionale agricola americana Cargill Inc. con la richiesta di fornire una valutazione di impatto ambientale prevista dalla legge.

La chiusura del terminale Cargill rappresenta una vittoria importante per gli ambientalisti di Santarem, una città nella giungla dello Stato di Parà, che accusavano il colosso americano di aver presentato una valutazione ambientale che non rispondeva agli standard federali del Brasile. Per gli ecologisti brasiliani la soia coltiva per allevare il bestiame dei grandi ranch é una delle minacce principali che deve affrontare l’Amazzonia e vedono questa sentenza come un’occasione per spingere il governo locale e polizia a controllare davvero le attività delle multinazionali del settore agricolo.

«Un grande passo in avanti è stato fatto nel far rispettare l´uso responsabile delle risorse naturali e per un controllo più efficace in Amazzonia» ha detto Paulo Adario, coordinatore della campagna Amazon di Greenpeace Brasile. La Cargill, é presente in Brasile dal 1965, e non é molto d’accordo sulle decisioni del governo federale, visto che secondo l’azienda le autorità locali avevano dato il via libera alla prima valutazione di impatto ambientale e che solo dopo il procuratore generale ha chiesto una nuova valutazione.

Nel porto fluviale della Cargill non c’erano navi al momento del sequestro, ma la struttura é già costata 20 milioni di dollari, un investimento che si riteneva necessario per rispondere all’aumento della domanda di soia, l’esportazione agricola più lucrativa del Brasile.

Il porto di Santarem si troverebbe in una posizione ottimale: il presidente brasiliano Lula ha promesso la trasformazione di una pista fangosa di 1.100 miglia in una strada asfaltata a due corsie, così la soia amazzonica si troverebbe collegata al resto del Brasile.

Intanto, nell’area la foresta pluviale ha perso l’11% della superficie occupata nel 2004 e gli ambientalisti dicono che il disboscamento potrebbe essere ancora più veloce se il prezzo della soia dovesse risalire.

Torna all'archivio