[02/04/2007] Aria

Oggi parte la borsa delle emissioni

LIVORNO. Parte l’emission trading anche in Italia. La borsa delle emissioni è la pratica quanto tardiva traduzione dei dettami del famoso (per alcuni famigerato) Protocollo di Kyoto.
Tano tuonò che piovve, si potrebbe dire. Oppure meglio tardi che mai.
Abbiamo più volte sostenuto, non da soli ovviamente, che se si vuole disincagliare il dibattito sulla sostenibilità dalle secche delle libere e soggettive interpretazioni su ciò che si può (e deve) fare e su ciò che non si può (e non si deve fare) occorre mettere mano alla contabilità ambientale.

Ciò impone ovviamente di definire ed assumere indicatori che possano essere suffcientemente precisi almeno quanto quelli in uso sul versante della contabilità economica. Ergo, significa dare un valore economico a ciò che fino ad oggi non lo ha avuto, per permettere di misurare efficienza ed efficacia delle politiche e delle scelte relative alla sostenibilità. Indirettamente, la “borsa dei fumi” è questo: dà valore (economico) negativo alle emissioni in modo tale che gli obiettivi complessivi di limitazione che sono stati assunti, possano essere raggiunti attraverso transazioni dei diritti.
Questo è il punto di vista di chi vuol fare nelle condizioni date.

Ma c’è anche un altro punto di vista che considera mercificazione di un bene pubblico, l’aria, e monetizzazione della salute, il fatto che ci si scambino diritti, sostanzialmente, ad inquinare. Cosicché, le battaglie ambientaliste di questi anni a favore dell’applicazione del protocollo di Kyoto sarebbero da considerarsi sostanzialmente battaglie a favore della mercificazione dei beni pubblici e perciò indisponibili.

C’è naturalmente (c’è sempre) un fondo di verità nelle posizioni intransigenti. Ma c’è, di contro e speculare, anche il fatto che gli Usa di Bush non hanno mai voluto riconoscere come praticabile la strada indicata dal protocollo di Kyoto proprio perché avrebbe impedito il libero sviluppo industriale.
Insomma il self service degli antagonismi è sempre garantito.

Dal punto di vista tecnico, è bene ricordare che la ´Borsa delle emissioni´ del Gme ha un costo annuale fisso (per il primo anno è nullo e successivamente è pari a 2.500 euro) e uno variabile, pari a 0,0025 euro per ogni quota negoziata. In realtà quella che è già stata già soprannominata “Borsa dei fumi” parte nel nostro Paese un po’ in sordina, quasi fosse una sorta di oggetto misterioso ancora da identificare meglio, nonostante altre borse europee siano già partite da tempo (Exaa-Austria, Ecx-Olanda, Eex-Germania, Powernext-Francia e Nordpool-Norvegia) e nonostante Sendeco2, la borsa mediterranea dei diritti di emissione di CO2 fondata nel 2004, abbia annunciato pochi giorni fa l’apertura del suo ufficio di rappresentanza a Milano: il che significa che ben presto passeremo da zero a due borse emissioni nel nostro Paese.

Intanto proprio stamani il commissario Ue per l´ambiente Stavros Dimas ha affermato che nel 2005 le emissioni di gas serra nei 15 paesi già membri dell´Unione europea prima del 2004, sono diminuite del 1,6% rispetto ai livelli del 1990.

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