[21/02/2006] Comunicati

Brenna: «L´industria deve investire di più in ricerca»

FIRENZE. Qualità, innovazione e ricerca sono al centro del primo fra i programmi strategici - intitolato appunto Innovazione, ricerca e qualità - in cui si articolerà il nuovo Piano regionale di sviluppo.
Ne abbiamo parlato con l’assessore regionale Ambrogio Brenna(nella foto).
«Oggi l’unica materia prima che abbiamo in Toscana è la conoscenza. Per cui è assolutamente indispensabile lavorare prima di tutto sul trasferimento delle competenze. E’ necessario un cambio culturale rispetto a qualche anno fa, quando la Toscana manifatturiera era abile e si doveva specializzare sempre di più nella trasformazione delle materie prime».

Assessore ma non crede che si tenda troppo a guardare ai distretti rispetto alla grande industria, che pure avrebbe tanto bisogno di investimenti in innovazione di processo e di prodotto per mitigare gli impatti ambientali?
«Prima di tutto le grandi industrie non sono ammissibili nei contributi comunitari, ci sono dei vincoli in tal senso e quindi finanziamenti di questo genere possono esserci solo per la ricerca industriale pre competitiva. Detto questo è comunque vero che le grandi imprese sono poche, ma possono svolgere un ruolo altamente positivo, perché intorno al leader si creano condizioni di stimolo dell’innovazione per tutte le imprese dell’indotto».

Ma allora perché il pubblico non investe nella grande industria, in Toscana?
«Questo non è vero. La grande impresa ha altri strumenti, ci sono per esempio gli accordi di programma, e poi fondi della ricerca per il Sesto e Settimo programma quadro. Bisognerebbe fare di più, ma tutto parte proprio dalla volontà di queste realtà di investire in innovazione, voltà che purtroppo spesso manca.
La grande industria invece dovrebbe investire in innovazione, puntando alla riduzione del consumo energetico, alla gestione del ciclo integrato dei reflui per il processo produttivo…».

La Toscana quanto investe in innovazione e ricerca?
«Lisbona dice che occorre investire il 3% all’anno in innovazione e di questa cifra i due terzi dovrebbero arrivare dai privati. In Toscana fatta 100 la spesa per innovazione, la spesa è al 70% pubblico, quindi è necessario che i privati si sveglino. Da parte nostra possiamo solo cercare di stimolare gli investimenti privati e i partner.
In Toscana la ricerca attira il 20% delle risorse nazionali (seconda al Lazio ma prima di Lombardia, Piemonte e Campania), con una quota di co-finanziamento che si aggira fra il 42% e il 50%. L’incidenza della componente pubblica della spesa regionale per ricerca e innovazione (0,78% del Pil) supera quella delle imprese (0,35% del Pil). A livello europeo la Toscana è al quarantaquattresimo posto per quota di spesa in ricerca e sviluppo pubblica, mentre è al centotrentunesimo posto per quota ricerca e sviluppo finanziata dalle imprese».

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