[21/02/2006] Acqua

La Toscana al capezzale dell’Arno

FIRENZE. Come ti miglioro l’Arno in sei mosse. Legambiente Toscana e Autorità di Bacino indicano sei proposte per migliorare la funzionalità del più importante fiume toscano. Si va dalla costituzione di zone umide perifluviali (ai bordi del fiume) alla conversione da agricoltura intensiva ad agricoltura a basso impatto, dalla conversione della vegetazione perifluviale (ai margini del fiume) da non riparia a riparia (adatta, cioè, a crescere sulle rive del fiume) alla costituzione e gestione di una fascia perifluviale arborea riparia continua e consolidata di ampiezza che vada dai 6 ai 10 metri. Le ultime due proposte sono la conversione delle difese spondali in cemento o gabbionate con interventi di ingegneria naturalistica ed il miglioramento della qualità delle acque.
Queste idee sono state illustrate stamani nel convegno «Obiettivo Arno», nel corso del quale sono stati presentati i dati dello studio realizzato da Legambiente Toscana e Autorità di Bacino. Ne emerge un quadro abbastanza cupo: la funzionalità fluviale dell’Arno nei tratti in studio è risultata complessivamente scadente. «Soprattutto per caratteristiche biologiche, struttura dell’alveo e antropizzazione del territorio», dice Federico Gasperini responsabile acque di Legambiente Toscana. «La scarsa funzionalità del fiume – prosegue Gasperini – comporta la diminuzione della potenziale biodiversità dell’ambiente fluviale e della capacità autodepurativa del corso d’acqua e alterazioni ecosistemiche, ovvero l’interruzione della continuità laterale e dei corridoi fluviali longitudinali. I macrotratti presi in esame sono ubicati nelle tre province interessate dal passaggio del fiume, quelle di Arezzo, Firenze, Pisa».
Fra le cause indicate, l’elevata presenza di inquinanti nelle acque con apporti puntuali e diffusi sul territorio, l’inadeguatezza di molti impianti di depurazione e la gestione complessiva del territorio e degli ecosistemi fluviali. Continua Gasperini: «E’ necessario che l’esecuzione degli interventi strutturali per la mitigazione del rischio idraulico, primo fra tutti la realizzazione delle casse di espansione, operando sia nelle aree prossime all’alveo, sia nel territorio circostante, rappresenti un’occasione per migliorare la funzionalità dell’ecosistema fluviale ricostruendo corridoi ecologici, zone umide perifluviali ed optando per le funzioni maggiormente compatibili all’obiettivo della riqualificazione fluviale».
Lo studio è stato effettuato applicando l’Indice di funzionalità fluviale (Iff) che si prefigge la finalità di valutare lo stato complessivo dell’ambiente fluviale e della sua funzionalità intesa come capacità autodepurativa. «L´utilizzo degli indici di qualità proposti nel convegno – dice il segretario generale dell´Autorità di bacino dell´Arno, Giovanni Menduni – contribuirà a indirizzare, in maniera concertata, gli interventi verso un’azione ambientale unitaria e diffusa, finalizzata alla creazione di una fascia riparia, nella sua naturalità, in sintonia con la creazione di un corridoio ecologico unico per l´Arno».
Secondo il presidente di Legambiente Toscana Piero Baronti «occorre mettere in campo misure concrete e mirate perché le tragedie del passato non si ripetano più e sia salvaguardata la sicurezza dei cittadini affinché l’Arno sia percepito come una risorsa e non un problema». «L’Arno – dice Baronti – conserva ancora importanti potenzialità energetiche. Con una dettagliata analisi dei salti d’acqua variamente situati nel corso dell’Arno, abbiamo appurato un dislivello complessivo di oltre 70 metri. Una significativa riserva a cui attingere per realizzare micro-idro di qualità e ricavare quindi energia elettrica pulita e sostenibile».
“Bisogna considerare l’Arno come un bene prezioso – conclude Vittorio Bugli, ex sindaco di Empoli ed oggi consigliere regionale e presidente dell’Associazione per l’Arno – ragionando con la mentalità di vedere nel fiume una riserva d’acqua e non una fogna. Tutte le istituzioni devono collaborare per rendere la qualità delle acque migliore e per mitigare il rischio idraulico. L’ Arno è uno dei simboli della nostra terra, non ha solo un valore naturalistico-ambientale, ma deve essere conservato anche come un simbolo di coesione sociale, di storia e tradizione toscana».

nella foto: la sorgente dell´Arno

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