[04/04/2007] Urbanistica

Governo del territorio, Ance: «Non tornare al centralismo regionale»

LIVORNO. L’associazione nazionale dei costruttori edili (aderente a Confindustria) si è riunita nei giorni scorsi a Roma per fare il punto sull’evoluzione legislativa in materia di risparmio energetico in edilizia. Noi ne abbiamo approfittato per chiedere alcuni pareri a Carlo Lancia, direttore di Ance Toscana, partendo appunto dalle novità su questo tema inserite nella finanziaria 2007.

«Il giudizio di Ance da tempo è positivo su questi temi che fanno riferimento anche a norme comunitarie. Casomai rispetto alla finanziaria, la critica che possiamo fare è che pur essendo importante incentivare il singolo proprietario, bisognerebbe incentivare interventi sull’interezza dell’edificio. Perché un conto sono i doppi vetri messi in un appartamento, un conto invece è riqualificare la struttura complessiva del palazzo. Il problema purtroppo è che molte volte l’utenza non è troppo sensibile, anche se sicuramente gli sforzi che sta facendo il governo in questo senso è da apprezzare».

Il vicepresidente nazionale di Ance, Piero Torretta, critica anche il fatto che mentre nel precedente decreto si prevedeva l’utilizzo di energia rinnovabile in generale, quello attuale comprometterebbe il principio della libera scelta delle tecnologie obbligando l’installazione di pannelli fotovoltaici.
«Dunque qui si entra in una discussione molto tecnica, ma in effetti noi da sempre siamo abituati a lavorare per “capitolati prestazionali”: ovvero si dà l’obiettivo da raggiungere e poi ognuno decide quale sia il modo migliore per raggiungerlo: Nel caso specifico le nostre preoccupazioni partono dalla considerazione che non sempre e non in ogni luogo il fotovoltaico è la tecnologia più opportuna: può variare in base alla natura del tetto e alla sua esposizione, ma anche dalla presenza di vincoli paesaggistici che per esempio qui in toscana abbondano. Con i capitoli prestazionali superiamo gli eventuali problemi che possono presentarsi».

L’altra critica consiste nel cosiddetto “premio volumetrico”, una sorta di compensazione in metri cubi alle famiglie che investono nell’efficienza energetica.
«Esatto, anche recentemente ci siamo rivolti alla Regione Toscana perché solleciti i comuni a prevedere il premio. Sono troppo pochi i comuni che lo fanno, però bisogna anche ammettere che la Toscana con la legge 1 è stata una delle prime Regioni, dopo il trentino Alto Adige, a inserire questa possibilità».

In queste ore il consiglio regionale sta dibattendo Pit, l’Ance Toscana come lo giudica?
«Il Pit è un documento di indirizzo ma in effetti ci sono anche alcune specifiche tecniche sulle quali si può riflettere. Quello che io noto per esempio subito è che nella premessa è sottesa un’implicita contrapposizione tra Toscana rurale e Toscana urbana, e questa è una contrapposizione che proprio non è né opportuna né positiva. Altra cosa che noto è che mentre ci sono molte norme sulle varie forme di tutela, non ci sono norme per incentivare insediamenti strutturali. Bisognerebbe che gli amministratori capissero che lo sviluppo di una regione non si fa solo con gli alberghi, gli agriturismi e i campi da golf: servono elementi convergenti e quindi servono anche le attività industriali. Infine avrei preferito che il Pit fosse un po’ più chiaro sulla questione delle infrastrutture e dell’impiantistica per la produzione di energia elettrica: è vero che per questi temi il Pit si rifà ad altri piani però non sarebbe stato male scendere un po’ di più nel dettaglio dia alcune scelte».

Qual è la sua opinione sul dibattito che da mesi si sviluppa in toscana sul fronte della programmazione urbanistica?
«Prima di tutto vorrei ricordare che anche quando parliamo di casi specifici che costituirebbero “scempi” della Toscana, in realtà parliamo sempre di insediamenti legittimi, che hanno avuto tutte le necessarie autorizzazione da parte degli organi competenti. Detto questo io sono assolutamente contrario a tornare a forme di centralismo regionale come qualcuno vagheggia sostenendo che i comuni non sono in grado di tutelare il territorio. Credo che il modello positivo e opportuno sia quello attuale disegnato dalla legge 5. Prima di quella legge ricordo che avevamo procedure lunghissime, continui contenziosi tra regione e comuni, pianificazioni mai ottimali».

Non pensa che bisognerebbe investire maggiormente anche nella qualità progettuale?
«La qualità della progettazione è l’elemento fondamentale di qualsiasi pianificazione. Forse lo dico un po’ provocatoriamente, ma secondo me quando c’è la qualità vera, un progetto può andare quasi in qualsiasi luogo».

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