[04/04/2007] Acqua

Emergenza idrica, task force e permessi per i pozzi privati

LIVORNO. A seguito degli allarmi dei metereologi, della scarsità di nevicate e piogge dell’inverno appena trascorso, è scattato l’allarme idrico.
Si paventa una crisi peggiore di quella dell’estate 2003, le aziende erogatrici chiedono alla regione una legge speciale per fare nuovi pozzi se scatta l’emergenza, poi scatta un parziale dietrofront e qualcuno afferma che la situazione attuale delle falde è migliore e non di poco rispetto a quella del 2003.

Tutti dicono che l’acqua è un bene prezioso, essenziale e quindi pubblico, qualcuno afferma non solo come risorse, ma anche come distribuzione, tutti però sembrano dimenticare la responsabilità di governo che chi più o chi meno deve esercitare.
Allora in mezzo a questo “marasma” di posizioni e notizie che si suppone continuerà e forse si intensificherà, vale la pena di raccontare un “nanetto”.

Settembre 2005: il Comune di Portoferraio adotta il Regolamento Urbanistico, si esclude la possibilità di realizzare nuovi pozzi, esclusi eventualmente quelli di approvvigionamento dell’acquedotto, è ammessa soltanto la realizzazione di pozzi alla romana.
Scatta il meccanismo delle osservazioni. Geologi e qualche cittadino contestano la norma e chiedono che venga rivista perché i pozzi di uso domestico sono sempre consentiti dalla legge.

La Provincia portando il suo contributo alla formazione del regolamento urbanistico, tra le altre cose ricorda anch’essa che i pozzi per uso domestico sono sempre ammessi secondo normativa vigente. Tanto è vero, perché in questa fase il Comune raccoglie contestazioni da parte di chi vuol fare un pozzo a fronte dell’assenso già concesso dalla Provincia.

A gennaio 2007 il Regolamento urbanistico viene approvato, esaminando le osservazioni, il consiglio comunale, con il parere contrario dell’ufficio competente, accoglie le osservazioni dei geologi e rende di nuovo possibile la realizzazione dei pozzi escludendo tale possibilità in ben delimitate e piccole aree del territorio comunale.

La morale della favola è facile, quasi banale: siamo di fronte ad una classe dirigente che si esercita, bene, nel pianto del coccodrillo, convoca tavoli di concertazione per l’emergenza idrica, invoca norme speciali per far fronte al pericolo prossimo venturo. Una seria e preventiva risposta di governo appare invece un’araba fenice. Oppure qualcuno pensa che fare buchi per terra e pescare acqua non incida sulla risorsa, che fare il pozzo per la piscina, profondo anche trenta o quaranta metri, non incida sulla falda, su quella preziosa falda che deve soddisfare la sete di tutti?

Se poi si pensa che tutto questo avviene senza oneri o quasi, se poi si pensa che nelle reti la dispersione raggiunge quote preoccupanti, non si può che pensare alla insostenibile leggerezza del governo, della classe politica di maggioranza o minoranza che sia, della classe dirigente pubblica e privata.

Torna all'archivio