[05/04/2007] Comunicati

Dossier del Wwf sui paradisi che rischiano di essere perduti

LIVORNO. Le meraviglie della natura hanno caldo, lo racconta, insieme al lavoro svolto per difenderle, l’ultimo dossier del Wwf "Salviamo le meraviglie naturali del mondo dal cambiamento climatico", a un giorno dal rapporto del secondo Gruppo di Lavoro dell’Ipcc (Comitato Intergovernativo sul Mutamento Climatico) sugli impatti, la vulnerabilità e l’adattamento ai cambiamenti climatici, la cui pubblicazione è prevista per domani.

Sono dieci, secondo il Wwf, le meraviglie della natura più a rischio, molte le altre che presto o tardi subiranno un analogo grado di minaccia.

La barriera corallina – il cui valore complessivo, fondato sulla ricchezza di biodiversità che raccoglie, è calcolato approssimativamente in 30 miliardi di dollari – si sta sbiancando per le elevate temperature dei mari e rischia una progressiva distruzione, con drammatiche conseguenze per le innumerevoli forme di vita che vi trovano sostentamento (pari al 25% della vita marina) e per molte popolazioni in via di sviluppo. Ma soffrirà, ad esempio, anche il deserto di Chihuahua, l’area desertica più ricca di biodiversità con oltre 3500 specie di piante di cui un migliaio endemiche, il cui delicato equilibrio idrico è seriamente minacciato dalla variazione delle precipitazioni e dai lunghi periodi di siccità. Mentre il motore idraulico del mondo, il Rio delle Amazzoni, che riversa nell’oceano circa un quinto dell’acqua dolce che complessivamente vi confluisce ed è un regolatore climatico per tutto il pianeta, subirà un prosciugamento diffuso, con la possibilità che buona parte della foresta pluviale si trasformi in un’arida savana.

«Il Wwf fa la sua parte con oltre 2000 progetti di conservazione attiva – commenta il direttore scientifico Gianfranco Bologna, - Si tratta di esempi concreti di attuazione della sostenibilità, ma possono restare gocce nell’oceano se non si verifica rapidamente un forte impegno politico per reagire ai cambiamenti che noi stessi stiamo inducendo nei sistemi naturali. Fino a quando a bordo del “treno” di Kyoto non saranno saliti anche Stati Uniti e Australia, come richiesto anche dal Commissario Ue per l’ambiente Stavros Dimas, sarà più difficile vedere un futuro più roseo e sarà più difficile pretendere l’impegno di Cina e India per evitare che il sistema climatico vada fuori controllo. Il testo del 2° volume del 4° Rapporto IPCC che verrà reso pubblico venerdì 6 aprile indica il 30% delle specie a rischio di estinzione, la crescita consistente dei rifugiati a causa del clima, l’avvio di conflitti ecologici, con problemi di scarsità idrica e fame crescente per milioni di persone. Basterà questo a far capire che il Pianeta è stressato e tende a espellere dal suo organismo malato l’intervento umano che ormai ha assunto sempre più il ruolo di parassita? E’ perciò urgentissimo – conclude Bologna - fornire risposte concrete ed avviare seri piani di adattamento basati sul recupero della vitalità dei sistemi naturali. Una grande opera di ripristino e restauro ecologico ci aspetta».

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