[12/04/2007] Comunicati

Crescita e sostenibilità: gli scenari dei prossimi cinque anni

LIVORNO. Europa- America uno a zero. I dati del World economic outlook del Fondo Monetario annunciano una svolta nell’economia globale: nel 2007 si prevede che vi sarà un sorpasso della crescita economica europea su quella americana, con un 2,3 % del pil dell’area euro contro il 2,2 % degli Usa. Un decimo di percentuale che segnerà la fine della supremazia americana nei confronti del vecchio continente, dopo che ha perso nei confronti della Cina anche il primato storico dell’export verso l’Europa. Ma tutto questo avviene in una economia mondiale dove anche l’Europa, nonostante lo faccia in maniera più soft rispetto agli Usa, rallenta e dove il dato di crescita del pil della Cina difficilmente riuscirà a fermarsi al +11% registrato lo scorso anno, nonostante i tentativi di fermarsi ad un +10% per non incorrere in fenomeni di inflazione.

Cina che proprio per sostenere questa crescita vertiginosa vara un piano energetico quinquennale (2006-2010)che ha ai primi posti l’uso del carbone con una quota del 66%, seppure con una flessione di tre punti percentuale che verranno indirizzati al maggior uso di gas naturale (dal 2,8% attuale al 5,3%), una quota stabile dell’uso del petrolio e del nucleare e un incremento - che però in termini percentuali impallidisce rispetto alle altre fonti- delle rinnovabili: la loro quota passerà infatti dallo 0,1 allo 0,5%. E l’aumento previsto sarà caratterizzato principalmente dall’incremento delle fonti idroelettriche, alimentate certamente dall’avvio della diga delle tre gole, previsto per il 2009, che ha causato- per la sua realizzazione - enormi problemi ambientali e sociali.

Un panorama da brivido non solo per la Cina, che già da quest’anno si avvia verso il triste primato di essere il paese più inquinato del mondo, ma per l’intero pianeta. L’ambiente resta infatti decisamente subordinato alle esigenze di sviluppo nazionale ed evidenzia che anche le timide aperture dimostrate dalla Cina nel corso della presentazione del secondo capitolo del rapporto dell’Ipcc, sulle conseguenze del surriscaldamento del pianeta, si dimostrano essere più di facciata che di sostanza.

Ma viene da chiedersi anche come riuscirà l’Europa a svolgere quel ruolo di traino che pur sembra intenzionata ad interpretare, nel guidare le strategie politiche ed economiche a livello globale per frenare la corsa dei cambiamenti climatici. Sicuramente i dati del World Economic outlook che indicano il sorpasso economico sugli Usa potranno essere un punto di forza interessante, per svolgere quella “missione nel mondo di domani” che viene indicata da Stiglitz sulle pagine di Repubblica. «Un altro mondo è possibile- dice Stiglitz- ma spetta all’Europa assumere il comando e mostrare come renderlo possibile», intravedendo nella storia politica, culturale, sociale ed economica del vecchio continente un modello cui fare riferimento. E il coraggio dimostrato nelle misure decise nella lotta contro il global warming un esempio da imitare per perseguire l’obiettivo di un bene comune, quale è il pianeta su cui viviamo.

Ma nella pagina a fianco delo stesso quotidiano, l’ex ministro tedesco del governo Schroeder, Joschka Fischer, denuncia la debolezza politica che ancora contraddistingue l’Europa, in particolare nei confronti della politica estera, elemento strategico per potersi candidare alla guida di un mondo diverso. Ma che in gran parte coincide con quel concetto di Europa politica tanto invocato e non ancora realizzato.

«Tutti sono d’accordo per una “Europa dei valori comuni”- dice Fischer-ciò che occorre ora è un Europa degli interessi comuni, che oggettivamente è già una realtà» ma che soggettivamente si stenta a prendere in considerazione.

Cambiamenti climatici e globalizzazione sono i due principali terreni su cui si gioca la sfida del domani. Riconvertire l’economia e la società ad un rapporto non distruttivo per l’ambiente è ormai simbolo di un idea di benessere che non trascura i bisogni materiali ma che tiene in conto anche di quei valori comuni che caratterizzano l’Europa descritta da Stiglitz: rifiuto della guerra, tutela dei diritti umani, giustizia sociale, democrazia.

Se l´Europa dimostrerà la capacità di rivolgersi al resto del mondo portando assieme ai suoi valori anche politiche in grado di qualificare lo sviluppo dal punto di vista sociale e ambientale, allora potrà pensare di avere un ruolo significativo, altrimenti in un´epoca in cui la dimensione del mercato tende ad essere globale al pari dei problemi climatici, perderà non tanto il decimo di percentuale in più rispetto al pil americano, ma soprattutto l’occasione di guidare la marcia verso quel mondo diverso e sostenibile tanto auspicato.

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