[13/04/2007] Energia

Silvestrini, l´Enea e la sussidiarietà nelle politiche energetiche

LIVORNO. Approfondendo la lettura delle 64 pagine del rapporto “Energie e Ambiente 2006” dell’Enea – presentato ieri - è di grande interesse il capitolo denominato “Ruolo delle Regioni e degli Enti locali”. L’Enea, infatti, evidenzia «che gli impegni internazionali derivanti dalla ratifica del Protocollo di Kyoto rappresenteranno, nello specifico della situazione italiana, da un lato una prova dell’attuale divisione delle competenze tra Stato e Regioni e, dall’altro, indurranno ad un processo di responsabilizzazione dei livelli di sussidiarietà più bassi dell’amministrazione pubblica: Regioni e Comuni».

«Al trasferimento di competenze alle Regioni in materia di energia – prosegue il rapporto - , effetto delle riforme “Bassanini” e del Titolo V della Costituzione, dovrà necessariamente corrispondere, con modalità che verranno definite dall’azione politica, un pari trasferimento di responsabilità in materia di emissioni climalteranti. In sostanza la maggiore efficacia da parte dei livelli dell’amministrazione decentrata nell’attuare politiche di abbattimento delle emissioni di gas serra, particolarmente evidenti nei settori dell’efficienza energetica, dei trasporti locali e nella generazione distribuita, dovrà essere attivata a seguito di un processo di ridefinizione delle reciproche competenze tra Stato e Regione».

«In questi anni – continua - abbiamo assistito al trasferimento di competenze in materia d’energia alle Regioni senza la necessaria dotazione da parte dell’amministrazione centrale di strumenti di regolazione e sintesi delle politiche nazionali. Non si è assistito, cioè, ad una efficace elaborazione di linee guida a livello centrale per permettere alle amministrazioni decentrate di dotarsi di strumenti adeguati e metodologie di regolazione compatibili a livello nazionale. D’altra parte lo Stato non ha messo in atto strumenti di contabilità delle emissioni a livello regionale, elemento base per permettere la delega a livelli più bassi di sussidiarietà, e non si dispone quindi di strumenti di monitoraggio delle politiche messe in atto a livello centrale».

«Solo di recente – viene sottolineato sempre nel rapporto - , con il disegno di legge 691/2006, è stata proposta l’introduzione di obiettivi regionali di promozione delle fonti rinnovabili e contenimento dei gas serra. Tale passo dovrà essere il culmine di un processo durante il quale lo Stato avrà trasferito maggiori competenze ma, al pari, maggiori strumenti alle Regioni perché possano conseguire i risultati derivanti dalla consegna di maggiori responsabilità. Da questo punto di vista il processo di “federalismo fiscale” non potrà prescindere da una chiara definizione delle competenze tra Stato e Regioni in materia di fiscalità energetica quale strumento di politica ambientale. Al contrario un trasferimento di obiettivi alle Regioni, senza una pari dotazione di strumenti per raggiungerli, rischia di tradursi in un inefficace scarico di responsabilità a pochi mesi dalla entrata nel primo periodo di compliance del Protocollo di Kyoto (2008-2012) e della verifica dei target indicativi di sviluppo delle fonti rinnovabili contenuti nella direttiva europea 77/2001».

Su queste posizioni abbiamo chiesto un commento a Gianni Silvestrini, consigliere per l’energia e l’ambiente del ministro Bersani.
«Da tempo – comincia – il dibattito sulle competenze tra Stato e Regioni in materia di energia è aperto e trasversale. Altra cosa, però, sono gli attuali ambiti sui quali le Regioni hanno già competenza e invece fanno poco: in particolare fonti rinnovabili e trasporti. Basti vedere le posizioni di chiusura sull’eolico del Molise, per fare un esempio. Penso anche a quanto poco facciano sui certificati bianchi. Ci sono quindi già le possibilità e gli strumenti sui quali le regioni dovrebbero essere protagoniste e invece non lo sono. Da qui la proposta sempre più diffusa di fare declinazioni regionali sugli obiettivi di abbattimento di C02 non emission trading, ovvero una distribuzione di risorse tra le regioni in modo che si possa dare di più a quelle più virtuose e meno a quelle che sono indietro. L’altro lato della medaglia è quello delle autorizzazioni e della necessità di una strategia nazionale che coinvolga governo e regioni nella definizione degli obiettivi. Penso al gas e ai rigassificatori. E in generale ai grandi impianti. Basti vedere che cosa sta accadendo in Algeria e pensare a quali conseguenza ci sarebbero per l’Italia nel caso in cui ci fossero ripercussioni sulla fornitura del gas. Il punto dunque è che le regioni devono responsabilizzarsi e lo Stato dare più o meno a secondo di chi è più o meno virtuoso».

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