[18/04/2007] Comunicati

Consiglio di sicurezza Onu sul clima: scontro politico tra Paesi ricchi e in via di sviluppo

LIVORNO. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha discusso, per la prima volta nella sua storia, delle relazioni sull’energia, la sicurezza ed il clima. L’iniziativa di aprire questa discussione è stata presa della Gran Bretagna, che presiede il Consiglio nel mese di aprile, ed il ministro britannico agli affari esteri, Margaret Beckett, ha spiegato che questo dibattito mira a far prendere maggiore coscienza dei rischi importanti che i cambiamenti climatici e la questione energetica potrebbero avere in futuro per la sicurezza nel Mondo.

L’impatto dei cambiamenti climatici va al di là delle questioni ambientali per toccare al cuore la sicurezza umana, ad iniziare da siccità, inondazioni, migrazioni, accesso concorrenziale all’acqua ed alle terre arabili. «E’ per questo – ha detto la Beckett – che il Consiglio può apportare il suo contributo per rispondere meglio alle conseguenze di cambiamenti climatici sulla sicurezza mondiale».

La domanda che si sono poste le 50 delegazioni presenti è stata quindi: «Gli effetti cumulati dei cambiamenti climatici avranno un’influenza decisiva sulla pace e la sicurezza internazionale?». Il dibattito si é svolto nell’ambito di una concezione multilaterale dei cambiamenti climatici, e tutti hanno concordato che il global warming é un fattore di moltiplicazione dei conflitti, ma per alcune delegazioni le questioni dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile non danno al Consiglio di sicurezza Onu un mandato per rappresentare anche i Paesi che non ne fanno parte, una divergenza che ha fortemente pesato sulla discussione.

I Paesi industrializzati, i Paesi in via di sviluppo e i piccoli Stati insulari hanno espresso dei punti di vista divergenti sulla capacità del Consiglio di sicurezza Onu a comprendere il problema e trattarlo con esperti con equità ed imparzialità. Per la maggioranza dei paesi, come Cina, Sudafrica, Pakistan e gli altri Stati del Gruppo dei 77, anche se i cambiamenti climatici possono avere ripercussioni sulla sicurezza, sono da inserire tra le priorità delle questioni dello sviluppo sostenibile e della salvaguardia dell’ambiente mondiale. Per questi Paesi, il Consiglio di sicurezza è lontano dall’essere il quadro privilegiato all’interno del quale risolvere questo tipo di problemi, ricordando che ci sono già dei forum specialistici per discutere di tutto questo.

Per l’Egitto è l’Assemblea generale, un organo democratico e rappresentativo di tutta la comunità internazionale, il luogo appropriato per dibattere queste tematiche. Paesi produttori di energia, come il Venezuela, hanno ricordato che la questione energetica riguarda anche la sovranità degli Stati e che ogni Paese deve avere il potere di decidere sull’utilizzo delle sue risorse naturali e di scegliere la sua politica energetica.

Numerosi paesi in via di sviluppo hanno accusato i paesi industrializzati, i principali inquinatori, di voler scappare dalle loro responsabilità e di voler legare questi problemi alla sicurezza per pretendere di imporre la loro agenda energetica ai paesi detentori delle risorse, con il pretesto del mantenimento della pace e della sicurezza internazionale. Questi Paesi hanno sostenuto che la Convenzione-quadro dell’Onu sui cambiamenti climatici ed il Protocollo di Kyoto sono il solo quadro di riferimento della comunità internazionale e dove devono essere stabilite regole rispettose del principio delle «responsabilità comuni ma differenziate».

Per la maggioranza delle delegazioni che si sono espresse, la discussione nel Consiglio di sicurezza sul clima e l’energia deve essere un’eccezione, perché secondo loro il Consiglio non ha né il mandato né l’esperienza necessaria per trattare queste questioni. E proprio le prerogative del Consiglio, dell’Assemblea generale o di altri organismi come il Consiglio economico e sociale o la Conferenza delle parti della Convenzione sui cambiamenti climatici hanno profondamente diviso le delegazioni.

Tutti hanno fatto appello a sforzi comuni dell’Onu e delle sue istituzioni per affrontare il global warming ed i problemi di sicurezza planetaria che ne derivano ed hanno nel contempo ammesso che questi problemi non sono prioritari per il Consiglio di sicurezza, ma alcune delegazioni, come la Francia, hanno ugualmente giudicato utile l’iniziativa presa dalla presidenza britannica: «Il Consiglio di sicurezza – ha detto il rappresentante permanente della Francia – non può ignorare le pesanti minacce alla sicurezza internazionale prodotte dal riscaldamento climatico».

Una situazione di stallo di competenze, di scontro politico sempre più evidente tra Paesi ricchi, Nazioni affamate di sviluppo, detentori dei rubinetti energetici che reclamano potere, tanto che Il rappresentante del Giappone ha suggerito l’elaborazione da parte del Segretario generale dell’Onu di raccomandazioni sui modi in cui il sistema delle Nazioni Unite può organizzare e rafforzare le sue capacità di risposta a queste sfide con efficacia.

Torna all'archivio