[27/04/2007] Acqua

Crisi idrica, la leva fiscale per educare all´uso etico della risorsa

FIRENZE. L’emergenza idrica si affronta con terapie d’urto. Di fronte a sprechi record e usi dissennati dell’acqua, a enti gestori che gestiscono acquedotti colabrodo che in Toscana perdono il 27 per cento di risorsa (in Italia il 42%), c’è l’urgenza di un Codice etico che tuteli l’acqua come bene pubblico primario ed il momento di rompere un tabù: il costo dell’acqua.

Mentre siamo la Regione che consuma più acque minerali in Italia con circa 200 litri l’anno procapite, con una spesa media per famiglia di 260 euro l’anno senza che nessuno si sia mai lamentato, la spesa media per famiglia per l’acqua potabile fornita dall’acquedotto è di appena 238 euro l’anno per quantità gigantesche pari a 257 litri al giorno a testa. L’acqua cosiddetta ‘del sindaco’ evidentemente costa troppo poco, anche in confronto al costo della minerale, e questo costo irrisorio ci spinge a sprecarla tranquillamente.

Anche se in Toscana dal 2001 al 2005 il costo della tariffa del servizio idrico è cresciuto del 36,54% siamo mediamente al ridicolo costo per litro di 0,001 euro! Un rapido confronto ci aiuta a capire il paradosso: un litro di acqua minerale costa mediamente 0, 30 euro cioè ben 300 volte in più il costo di un litro di acqua che esce dal rubinetto di casa.

L’acqua non è un bene illimitato e proprio per questo tutelando ovviamente le fasce più povere della nostra popolazione, bisogna avere il coraggio di utilizzare la leva fiscale come una vera e propria politica di educazione all’uso etico della risorsa che permetta la forte riduzione degli sprechi sia domestici che nei settori dell’industria e dell’agricoltura dove c’è un forte bisogno di una generale assunzione di responsabilità. I prelievi per uso agricolo sono in Toscana il 30% del prelievo complessivo, inferiori alla media nazionale, con perdite nell’impiego irriguo che raggiungono anche il 50%. Così come il settore dell’industria che ne preleva un altro 30 per cento, pagata a costi ridottissimi e con usi dissennati.

Fa bene Montezemolo a lanciare il grido d´allarme per l´impatto che la siccità sta avendo sul nostro sistema produttivo ma spetta all’industria mettere in campo investimenti, innovazione, azioni concrete per ripensare alla gestione delle risorse idriche nel ciclo delle produzioni anche considerato che l’industria consuma l’acqua migliore, quella di falda, potabile e pura e non, come sarebbe più logico, quella superficiale o riciclata o recuperata con bacini di accumulo e riserva. Insomma, si tratta di abbandonare la convinzione che vede l’acqua tra i beni disponibili e accessibili in quantità illimitata e quasi gratuitamente e occorre un approccio non tradizionale.

Il problema dei problemi è tappare i buchi del sistema di distribuzione (acquedotti e condutture). Gli investimenti previsti per la rete di distribuzione, nei sei Ato della Toscana nei prossimi 20 anni ammontano a 3 miliardi di euro. Con quali capitali affrontiamo questa grande opera pubblica?

* Erasmo D’Angelis (Margherita), è presidente della Commissione territorio e ambiente del consiglio regionale.

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