[30/04/2007] Urbanistica
PISA. Il titolo dell’intervista del Tirreno al professor Settis forza in qualche misura il testo che pure è critico sull’operato dei comuni nella tutela del paesaggio anche in toscana. Il prof Settis infatti rivendica giustamente il ruolo chiave dello Stato ma non esclude - e come potrebbe! - il ruolo dei comuni e (va aggiunto) degli enti locali. Il comune di Vecchiano che non approva il progetto smisurato della Ikea non ha forse difeso alle porte di un parco storico il paesaggio proprio partendo dalla tutela di quel territorio agricolo che anche la Convenzione europea del paesaggio mette al primo posto?
E in questa capacità del comune di non farsi abbindolare dagli oneri di urbanizzazione molto tentanti non dipende anche dal fatto che quello è il comune che è stato il protagonista storico della istituzione di un parco regionale quasi trent’anni fa quando la difesa del paesaggio si espresse al meglio impedendo una speculazione colossale grazie anche all’aiuto di Cederna?
Perché questo esempio che non vedo ripreso da nessuno di quei critici che ai sindaci toscani da mesi stanno facendo le bucce senza sconti? Lo faccio perché il prof Settis accenna a Monticchiello ma anche lui sorvola sul fatto che lì quei piccoli comuni si sono messi insieme in una area protetta (Anpil) che però risulta fasulla rispetto proprio alle esperienze toscane. Se infatti quell’area protetta avesse fatto quello che le altre aree protette regionali e nazionali cercano di fare quei piccoli comuni privi di paesaggista – come ricorda Settis - avrebbero potuto trovare il loro Cervellati che consentì anche ai piccoli e meno piccoli comuni pisani e lucchesi tanti anni fa di farsi carico ( allora!) anche dei problemi del paesaggio?
D’altronde non solo la Convenzione europea ma tutte le elaborazioni internazionali relative all’ambiente e soprattutto ai parchi mettono oggi il paesaggio al centro unitamente alla biodiversità del loro impegno.
Ecco perché ignorare - come si continua a fare - quel che hanno fatto e possono e debbono fare i parchi nazionali e regionali e le altre aree protette (non fasulle) in difesa del paesaggio lo ritengo un gravissimo errore più che una svista o una trascurabile dimenticanza.
E la ragione principale - anche se non l’unica - che merita di essere sottolineata specie nel momento in cui il parlamento licenzia la legge per aiutare l’aggregazione e la cooperazione tra i piccoli comuni è che nessun soggetto istituzionale è oggi in grado quanto un parco di ‘qualificare’ e arricchire l’iniziativa e l’impegno di un comune sui problemi dell’ambiente.
Basta fare il conto di quanti sono i comuni italiani il cui territorio è tutto o in parte compreso in un’area protetta e sarà facile capire come questa condizione è un ottimo vaccino anche contro le cementificazioni. Ecco perché sarebbe bene che anche in toscana se ne tenesse conto di più e meglio.