[23/02/2006] Acqua

Acqua pubblica, in Regione il dialogo decolla

FIRENZE. «E’ importante avere avviato un percorso ed avere sgomberato il campo da un equivoco di fondo: l’acqua in Toscana non è privatizzata». Erasmo D’Angelis (nella foto), presidente della Sesta Commisione del Consiglio regionale, valuta così la discussione avviata ieri dalla stessa commissione sulla proposta di legge popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua. «Credo sia stato un incontro utile – prosegue D’Angelis – al quale oltre ai componenti della commissione hanno partecipato anche sette esponenti dei presentatori della legge. Noi valutiamo questa proposta con il massimo rispetto: crediamo che una proposta di legge sulla base della quale sono state raccolte 43 mila firme vada presa sul serio».
Perché parla di equivoco su cui è stata fatta chiarezza?
«Perché sarebbe fuorviante andare in giro per l’Italia a dire che in Toscana hanno privatizzato l’acqua. Da noi la proprietà della reti è pubblica, altro che privata. Mi sembra che questo dato possa essere riconosciuto da tutti. Una volta sgomberato il tavolo di discussione da ciò, è stato possibile affrontare anche una discussione di merito».
Su che cosa?
«Sulla gestione, sulla parte finale, sulla tariffazione, sulla presenza di soci privati anche in posizione di minoranza. E’ emerso da parte dei presentatori della legge con molta forza un dato secondo cui anche i soci privati in minoranza quasi sempre diventano nei fatti maggioranza: o nei consigli d’amministrazione hanno la maggioranza dei consiglieri oppure il pubblico è talmente debole che sembra che l‘acqua sia nelle mani dei soci privati. Dal punto di vista dei promotori della legge l’obiettivo è raggiungere la pubblicizzazione al 100%».
E dal vostro punto di vista?
«Occorre aggiungere due precondizioni: la prima è garantire il flusso finanziario per gli investimenti. La seconda è garantire l’efficienza della gestione. Ci è stato fatto l’esempio della Puglia, dove le risorse vengono attinte dal sistema finanziario. Ma su questo penso sia legittimo nutrire qualche dubbio: se diciamo no ad Acea, controllata dal Comune di Roma, e si dice sì alle banche, beh, non credo che dal punto di vista etico facciamo questo grande salto di qualità».
C’è qualche tema che fa registrare una posizione comune con chi propone questa legge?
«Sì, e sono anche temi importanti. Penso alla necessità di introdurre strumenti di partecipazione per utenti e cittadini consumatori, alla discussione sull’ambito unico regionale, a come si dà più forza al pubblico nel confronto con il privato. Su questi argomenti possiamo non solo fare passi avanti insieme, ma c’è la grande opportunità rappresentata dalla discussione sulla nuova legge sui servizi pubblici locali. Alcuni aspetti della proposta di legge popolare possono finire là dentro. Credo che sarebbe un bel risultato per chi si è impegnato ad elaborarla ed a raccogliere firme».

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