[02/05/2007] Energia

Agrienergie, la Regione spinge sull´acceleratore delle biomasse

LIVORNO. «Il settore delle agrienergie rappresenta una prospettiva sempre più allettante per i nostri agricoltori perché offre nuove opportunità per diversificare le loro produzioni, perché può servire a integrare il reddito, perché dà una risposta immediata e economica al fabbisogno energetico aziendale». A affermarlo è l’assessore regionale all’agricoltura Susanna Cenni presentando la fiera ‘Agrienergie’ in programma da venerdì 4 a domenica 6 maggio al Centro affari e convegni di Arezzo. “Energia verde, il futuro è qui” è l’evocativo titolo della manifestazione organizzata da Regione, Arsia e Toscana promozione che è stata presentata a Palazzo Bastogi.

Secondo alcune stime, entro i prossimi 10 anni oltre 400mila persone, in gran parte nelle aree montane e rurali toscane abiteranno in case riscaldate con l’energia proveniente da biomasse legnose. Nello stesso tempo – è stato detto durante la conferenza - crescerà fino almeno al 4% la quota parte di energia elettrica e di carburanti per i mezzi di trasporto che avranno natura vegetale.

«Dallo sviluppo delle agrienergie – ha poi sostenuto l’assessore all’ambiente Marino Artusa - può venire un contributo rilevante al perseguimento degli obiettivi che la Regione Toscana si è data per combattere i cambiamenti climatici. In particolare l’uso delle biomasse legnose per la produzione di energia, con sfruttamento del calore per teleriscaldamento, contribuisce alla riduzione delle emissioni di gas serra in atmosfera. Ma c’è anche un altro aspetto da sottolineare, e cioè che tutto questo assicura un presidio umano importante per la manutenzione e tutela di aree sensibili dal punto di vista ambientale, come le zone collinari e montane della nostra regione. Anche lo sviluppo dei biocarburanti e il loro impiego come sostituti dei carburanti fossili nei vari settori presenta importanti vantaggi ambientali».

La fiera di Arezzo rappresenta quindi un momento di incontro e di verifica di tutte le potenzialità tecnologiche che si aprono in questo settore in costante evoluzione, ma anche di confronto sulle iniziative che possono favorire un sempre maggior utilizzo di queste forme energetiche. «La terza edizione - ha sottolineato Maria Grazia Mammuccini, amministratore Arsia - assume un profilo nazionale, allargando le tematiche delle agrienergie al Centro e Sud Italia. Saranno presenti 70 espositori, di cui 40 imprese delle filiera, che porteranno alla fiera di Arezzo tutte le novità tecnologiche con numerose curiosità per i consumatori, dalle stufe alle termocucine; ma anche per gli addetti ai lavori, con i macchinari di ultima generazione per la coltivazione, la raccolta, l´imballaggio di materiali legnosi per fini energetici, che potranno essere visti all´opera con prove tecniche nell´area espositiva della manifestazione. L´Arsia sarà presente con un proprio stand insieme a tutti i soggetti scientifici e del mondo della ricerca toscani».

«La Toscana – ha proseguito Susanna Cenni - è fortemente vocata a questo ambito energetico, basti pensare solo alle biomasse: nella nostra regione ci sono 1 milione e 150mila ettari di bosco, e oltre 200mila ettari di terreno destinati a vigneti, oliveti e frutteti: un deposito straordinario da cui già oggi, tra i residui dei tagli selvicolturali e quelli delle potature, si potrebbero attingere più di un milione di tonnellate di biomasse, cioè quanto basterebbe a riscaldare il 15% delle case toscane: ed è quanto vogliamo che accada nei prossimi dieci anni. E promettente è anche il settore del bio-diesel, dei biocarburanti, e dell’olio talquale». «Naturalmente – ha concluso l’assessore - si tratta di potenzialità che dovranno essere vagliate, pensate e calate in una realtà rurale che non può e non potrà mai prescindere dai suoi capisaldi: qualità, tipicità, rispetto di un paesaggio unico al mondo».

Un altro problema che non va escluso dal dibattito quando si parla di biomasse è la necessità di una filiera corta nell’approvvigionamento di materia prima. Se, infatti, questa proviene dalle foreste o dai boschi vicini ha un senso; diverso, invece, il caso in cui le biomasse debbano essere importate da fuori o dall’estero. In questo caso i benefici di un impianto di questo tipo si riducono e così la sua sostenibilità. Da capire anche il livello tecnologico raggiunto da questi tipi di impianti: molti esperti ritengono infatti che i piccoli impianti sono magari più adatti nei paesi rurali e di montagna, ma è pur vero che le garanzie maggiori si hanno con quelli grandi. Altro aspetto importante è quello delle ben note controindicazioni legate alle colture intensive, siano queste destinate al cibo, sia appunto alla produzione di energie.

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