[23/02/2006] Rifiuti

Uno sguardo sull´Emilia Romagna, la terra delle grandi utilities

BOLOGNA. «In questi anni sono cambiate diverse cose nei servizi pubblici in Emilia Romagna. C’è da migliorare, questo sempre. Ma alcuni aspetti sono sicuramente significativi». Dopo una lunga esperienza alla direzione di Federambiente, Andrea Cirelli (nella foto) è oggi a capo dell’Autorità per la vigilanza dei servizi idrici e di gestione dei rifiuti urbani della Regione Emilia Romagna. A lui abbiamo chiesto una valutazione della situazione dei servizi oltre Appennino.
«Indubbiamente – dice Cirelli – abbiamo assistito ad una aggregazione del sistema dell’offerta dei gestori. Nei fatti, siamo andati alla creazione di due grandi gruppi: Hera ed Enia, che poi sono il terzo ed il quarto gestore in Italia. E’ il positivo risultato dell’attivazione di un processo graduale».
Perché ritiene che sia un risultato positivo?
«Per tre ragioni fondamentali: prima di tutto perché si tratta di aziende multiservizi, poi perché occupando un territorio abbastanza ampio hanno possibilità di compiere investimenti e di raggiungere economie di scala. Infine perché questi due gruppi hanno prospettive di crescita ulteriore al di fuori dalla regione. Ma vi sono altre peculiarità a mio avviso importanti in Emilia Romagna».
Quali?
«Ad esempio l’authority che dirigo. E’ l’unico esempio in Italia, paese nel quale la cultura delle authority non è che sia così sviluppata. Tutti le chiedono, è scritto anche nel nuovo codice ambientale. Poi, quando vengono istituite e parlano, allora vengono rimbrottate perché dovrebbero starsene zitte. Ma questa è un’altra storia».
Visto che quello dell’Emilia è il primo esempio di authority di questo tipo, ci vuol dire come ha caratterizzato il suo lavoro?
«Sintetizzo: cercando di essere più autorevole che autoritario. Non mi interessa denunciare o punire ma, come dire, dichiarare. Penso che la cosa migliore per uno che ha un compito come il mio sia quella di segnalare, di dire come stanno le cose. In fondo, anch’io faccio un po’ il giornalista. E credo che sia una grande funzione etica».
Altri vantaggi che ritiene particolarmente importanti?
«Quello degli impianti, ad esempio nei rifiuti. avere un inceneritore in ogni provincia mette al riparo dalle emergenze e consente, casomai, di risolvere le emergenze degli altri. Capirà che non è la stessa cosa…».
Impianti così diffusi con quale tasso di conflitto sociale?
«Non è che siamo fuori dal mondo: i comitati ci sono anche in Emilia Romagna. Ma credo che tutto ciò non sia un fatto negativo in sé. E’ importante che i cittadini partecipino e manifestino la loro volontà di controllo sul tema dei servizi pubblici. La scommessa futura, quella vera, tuttavia sta proprio qui. Nel saper equilibrare le forze proattive, oserei dire. Nel lavorare tutti insieme perché la partecipazione non finisca per produrre, magari non deliberatamente, un blocco costante ad ogni processo decisionale».
Quali sono i grandi temi aperti in Emilia Romagna sui servizi pubblici?
«Penso che il più importante sia quello della regolazione. Da noi non sono state fatte gare. Succede che queste aziende pubbliche, per quanto grandi, hanno nei comuni tanto i soci quanto gli utenti. Ed è un tema meritevole di lavoro e di approfondimento. Così come quello della concorrenza: io non penso che la concorrenza sia prodotta da una gara. Il fatto che ci siano nove agenzie d’ambito, una per ogni provincia, tutte insediatesi e funzionanti, che hanno peculiarità e culture differenti, a mio avviso, crea una competizione interna al sistema regionale. Competizione come volontà di miglioramento. Dimenticavo di dire che oltre all’aggregazione fra aziende, negli ultimi anni è cambiato anche il giudizio dei cittadini emiliano-romagnoli sui servizi pubblici».
In meglio o in peggio?
«In meglio, così dicono le nostre indagini di customer satisfaction. Anche se le tariffe continuano ad aumentare, e questo per la gente non è certo positivo. Ecco, io credo che introdurre la logica del mercato nei servizi pubblici debba significare fare attenzione più al prezzo che al costo. Insomma, guardare da vicino le conseguenze che vanno a pesare sui cittadini».

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