[07/05/2007] Parchi

Aspettando una politica dei parchi e per i parchi

PISA. Il più recente contributo di Renzo Moschini, con il suo quaderno "Quale futuro per i parchi?" si colloca in un momento particolare della storia delle nostre aree protette, mentre più viva si fa l´aspettativa per una terza conferenza nazionale che faccia finalmente uscire allo scoperto un complessivo impegno programmatico sul tema, inutilmente atteso finora: così come oggi è indiscutibile la forte presenza nel paese dei parchi, come dato di fatto, è altrettanto difficilmente riscontrabile una politica dei parchi corrispondente a questa realtà e degna di tale nome; oltre le promesse non mantenute e l´episodicità di scelte veramente operative.

L´interrogativo di Moschini sul futuro dei nostri parchi nasce da una lettura attenta quanto impietosa della situazione, nel quadro comunitario, nazionale e regionale, con frequenti riferimenti a casi locali ed in particolare toscani, dove la questione specifica delle aree protette, documentata nella sua attuale fase di stallo o peggio di recessione, viene rapportata alla rapida evoluzione in campo ambientale, territoriale e paesaggistico dove nuove sensibilità ed attenzioni nell´opinione pubblica fanno invece intravedere possibili sviluppi non privi di conseguenze.

Ma se sul versante ambientale, territoriale e del paesaggio la generalizzazione delle azioni di governo sollecitate e che si vanno delineando lasciano vedere una considerazione, peraltro sempre più distratta ed infastidita, della "specialità" del regime delle aree protette, sull´altro versante, quello delle aree protette, è evidente l´assenza di qualsiasi intenzione ed interesse ad una loro ricollocazione significativa nel contesto in evoluzione: questo attraverso l´assenza di qualsiasi tentativo di invenzione per un ruolo adeguato al mutare delle circostanze, ben oltre la corrente banalizzazione riscontrabile nelle operazioni di semplice marketing territoriale ordinariamente praticate.

Due questioni sintomatiche, peraltro tra loro strettamente collegate, vengono evidenziate ancora una volta da Moschini a documentazione di questo stato di cose: nodi irrisolti, in evidenza da anni se non pericolosamente in via di rimozione nel disimpegno attuale.

La prima questione riguarda l´effettivo avvio di una generalizzata politica di sistema: ancora senza significativi riferimenti in carenza di una carta nazionale della natura; a rischio di ingovernabilità per spesso arbitrarie classificazioni tipologiche di cui si parla ma registrate acriticamente dall´elenco ufficiale; pur sempre inesistente nonostante le timidamente delineate singole esperienze pilota da tempo senza seguito.

La seconda questione, ancora più annosa, riguarda la politica delle aree marine protette: anche qui si registra solo confusione ed inadempienze, queste sì sistematiche, nonostante la disponibilità effettiva di un quadro disciplinare, valido e senza equivoci, dove un ultimo aspetto positivo, peraltro sempre senza esito, si è aggiunto con la recente unificazione delle responsabilità, a mare come a terra, in un unico ministero.

Il contributo di Moschini, peraltro non nuovo sulle questioni sollevate, questa volta è tempestivo e pertinente se lo si interpreta quale riferimento di metodo e di merito per la preparazione di un´agenda nella prospettiva ravvicinata di una terza conferenza nazionale per le aree protette; voci da affrontare ed approfondire nella duplice ottica: dal punto di vista interno al mondo delle aree protette ed insieme da quello a loro esterno, partendo dal contesto allargato.

Si tratta di interrogativi le cui risposte sono ormai irrimandabili ed irrinunciabili; da esse dipende il destino di un´esperienza, finora, per oltre venti anni di vita, con alterne fortune ma sempre di indiscussa "eccellenza" ma oggi ad una svolta di "normalizzazione" forse irreversibile.

Torna all'archivio