[11/05/2007] Rifiuti

Governo, Cip 6 o ci fai?

LIVORNO. Che fine ha fatto il Cip6? L´emendamento sui contributi destinati alle energie rinnovabili, ma nei fatti erogati per il 90% alle energie assimilate, ovvero produzione energetica da rifiuti, scarti di raffinazione del petrolio ed altro, era stato approvato il 14 marzo scorso in commissione ambiente del Senato, ma non era poi stato inserito nel decreto legge di recepimento di alcune direttive comunitarie, varato il giorno successivo dall´aula di palazzo Madama. Lo stralcio era stato annunciato dallo stesso governo, per voce del sottosegretario all´Economia Alfiero Grandi: «Il governo non ritira il parere sul merito dell´emendamento, ma queste norme saranno inserite in un disegno di legge ad hoc».

Questo per rimediare all’ "errore" contenuto in finanziaria. L’emendamento previsto nella Finanziaria 2007 che era poi “sparito” nel corso della riscrittura del maxiemendamento votato con la fiducia al parlamento, avrebbe modificato profondamente, nella sua accezione originale, tanto il sistema del Cip6 tanto i certificati verdi.

Il testo originario dell’emendamento in finanziaria, prevedeva infatti che i finanziamenti potessero essere destinati unicamente agli impianti già realizzati, ad eccezioni dell’impianto del Sulcis in Sardegna e di eventuali altri impianti specificamente derogati dal ministero dello sviluppo economico di concerto con il ministero dell’ambiente. Il testo approvato in finanziaria garantisce invece gli impianti già autorizzati per i quali siano già stati avviati i lavori di realizzazione ma non siano ancora operativi.

Per questo era stato presentato un emendamento al decreto legge di recepimento di alcune direttive comunitarie, in Senato, poi ritirato per ottenere che anche da parte dell’opposizione venissero ritirati gli innumerevoli emendamenti che avrebbero portato nei fatti ad un ostruzionismo, impedendo l’approvazione del decreto stesso. Ma assieme allo tralcio era stato dichiarato l’impegno di riscrivere un disegno di legge ad hoc, che però da quanto risulta al Senato, non è mai stato presentato. Sparito nelle nebbie? Lo abbiamo chiesto a due dei senatori particolarmente impegnati in questa battaglia. Loredana De Petris e Francesco Ferrante.

La senatrice Loredana De Petris, Verde, segretaria della presidenza del Senato ci ha risposto che «le strade che si presentano al momento sono due: o la presentazione di un emendamento al disegno di legge sulla comunitaria del 2007 attualmente in discussione in commissione ambiente, oppure il disegno di legge ad hoc, su cui c’è un accordo firmato da tutti i capigruppo della maggioranza».

Ma qual è la strada preferibile?
«La prima potrebbe essere la più breve, dato che la comunitaria è già in discussione, ma serve comunque la garanzia da parte del governo che l’emendamento venga accettato e che non ci si debba trovare di nuovo di fronte alal necessità di stralciarlo come è successo la volta scorsa. E comunque c’è un accordo firmato da tutti i capigruppo della maggioranza, proprio in quella occasione, per un disegno di legge ad hoc».

E la via di questo disegno di legge ad hoc, cosa prevede?
«Per questa il presidente della commissione Sodano ha chiesto al presidente Marini l’assegnazione diretta alla Commissione ambiente, dato che la competenza sarebbe della nostra commissione e di quella delle Attività produttive. Dovrebbe esserci una risposta la prossima settimana».

Quindi dovrebbe essere ormai una questione a breve?
«Mi auguro proprio di sì».

Francesco Ferrante, capogruppo dei senatori dell’Ulivo alla commissione ambiente non è d’accordo sulla possibilità dell’emendamento in comunitaria e sostiene che «c’è un accordo firmato dai capigruppo di maggioranza per fare un disegno di legge specifico. Questa è la strada da seguire anche perché l’unica che dà la possibilità di stabilire con chiarezza cosa fare nel futuro e quali criteri adottare sul passato. E’ ridicolo che si discuta da cinque mesi su questo tema senza essere ancora arrivati al bandolo della matassa. Ed è oltretutto una grave mancanza di responsabilità nei confronti dei cittadini e delle imprese».

Attualmente sono autorizzati a ricevere il contributo CIP6, ma non operativi, 16 impianti alimentati a fonti assimilate; 11 sono inceneritori di rifiuti tra cui l’impianto di Malagrotta a Roma, i quattro impianti in Sicilia su cui esiste una querelle autorizzativa tra ministero ambiente e regione e i due impianti previsti in Campania.

Il Cip6 prevede due forme di incentivazione, uno sulla realizzazione dell’impianto e uno sulla produzione di energia. Per questi impianti la durata di entrambi i sostegni sarebbe di 8 anni, tranne che per due impianti (in Lombardia e Marche) dove l’incentivo alla produzione durerebbe 13 anni. Gli impianti da fonti assimilate operativi finanziati dal Cip6, sono al momento 129 e se la norma venisse riportata al testo originario voluto dalla maggioranza dei senatori dell’Unione (solo gli operativi), per questi 129 impianti rimarrebbero i finanziamenti e decadrebbero invece per gli altri.

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