[14/05/2007] Acqua

Siccità, Gasperini: Tutti un passo indietro, a partire dall´agricoltura

FIRENZE. Probabilmente domani, 15 maggio, verrà approvata dal consiglio regionale la proposta di legge 180 “Norme per l’emergenza idrica e per la prevenzione della crisi idropotabile”, le cui linee guida principali sono state presentate oggi durante la Conferenza regionale sull’emergenza idrica “Il valore dell’acqua” che si è svolta all’auditorium del Consiglio regionale.

La pdl 180 apporta modifiche alla L.R 81/95 (il recepimento regionale della legge Galli) e alla L.R. n.91/98 “Norme per la difesa del suolo” inserendo procedure principalmente di carattere amministrativo, adeguate all’intervento tempestivo, necessarie per superare la crisi idrica a scopo idropotabile. L’emergenza è dichiarata dall’autorità di Ato (in accordo con Autorità di bacino e provincia di competenza) quando si prevede di raggiungere il valore soglia individuato in 100 l/ab/g di dotazione effettiva all’utenza allacciata per il fabbisogno idropotabile.

Compito dei gestori, che lavorano in sinergia con gli Ato ai fini della dichiarazione dello stato di emergenza, è la stesura dei Piani operativi di emergenza. Le province, qualora venga dichiarato lo stato di emergenza, intervengono per sospendere il rilascio di nuove concessioni e autorizzazioni al prelievo idrico per usi diversi da quello idropotabile e emanano provvedimenti di limitazione per gli stessi usi idrici.

Abbiamo chiesto un commento sulla norma a Federico Gasperini, responsabile acque di Legambiente Toscana «il provvedimento è positivo, anche se riguarda principalmente un settore, perché viene riconosciuta l’emergenza e si cerca di intervenire in modo che si coordinino al meglio i soggetti istituzionali, al fine di garantire l’approvvigionamento idropotabile. Ma l’aspetto più importante è che nella relazione di accompagnamento alla legge si riconosca che la materia ha necessità di essere ridefinita e già si sta lavorando ad un testo ordinario di legge che riguardi il governo di tutte le acque. Legambiente è un po’ di anni che ne sostiene la necessità. Intervenendo in via preventiva con un adeguato sistema di regolazione si potranno probabilmente, in futuro, evitare provvedimenti di emergenza»

Avete avanzato qualche proposta in sede di Conferenza?
«Sì. Dobbiamo fare i conti con una situazione complessa e quindi le risposte non possono seguire una sola linea di intervento. Su scala globale, attraverso politiche adeguate, è necessario arrestare i cambiamenti climatici in atto che hanno poi ripercussioni su scala locale, basta vedere la diminuzione delle portate dell’Arno: tradotto questo vuol dire che abbiamo e avremo meno acqua a disposizione, per tutti gli usi. In questo quadro è quindi necessario cambiare la politica di pianificazione della risorsa passando dalla politica della domanda a quella della gestione della risorsa disponibile, diminuendo i consumi e incrementando l’efficienza degli usi. Tutti devono fare la loro parte: un passo indietro coordinato per compierne alcuni in avanti. A partire dal mondo agricolo: è necessario cambiare il modo di produrre riconvertendo verso colture meno idroesigenti, cambiando modalità e incrementando l’efficienza di irrigazione. Chi sceglie questa strada ovviamente va aiutato, ad esempio con strumenti di agevolazione fiscale. Altro aspetto poco trattato che attiene sempre al mondo agricolo e che abbiamo evidenziato, è il funzionamento della bonifica. Migliaia di km di fossati, decine di idrovore nella sola Toscana accese giorno e notte (a suon di combustibili fossili) per mantenere asciutti, o drenare nel più breve tempo possibile in caso di pioggia, terreni per i quali, qualche settimana dopo le piogge, sono già pronte le richieste di calamità per la siccità. Il reticolo della bonifica butta via in tempo reale milioni di metri cubi di acqua dolce, e poi per vari mesi l´anno si attinge alle falde per irrigare i campi, con enormi costi anche energetici, costi talvolta maggiori del valore del raccolto. Questo non è sostenibile. Sarebbe possibile invasare l´acqua nelle zone più basse delle pianure bonificate, diminuendo le idrovore, utilizzando di preferenza terreni demaniali che diventino aree a servizio della natura e dell´agricoltura, evitando quindi che gli invasi per le "pianure assetate" vengano tutti realizzati su montagne e colline, compromettendo intere vallate. Ovviamente i piccoli invasi collinari già realizzati in passato andrebbero resi funzionali. Ce ne sono molti anche in Toscana».

Avete parlato solo del settore agricolo?
«Assolutamente no. Ad esempio la pianificazione urbanistica, i piani strutturali dei comuni, prima di dare il via a nuove urbanizzazioni, di solito attuate per incrementare l’offerta turistica, dovrebbero tener conto della quantità di risorsa idrica che hanno a disposizione sul proprio territorio, specialmente nei periodi critici. Poi ci sarebbe da parlare di risalita del cuneo salino, di spiagge che spariscono: tutto è collegato. Anche l’industria deve fare la sua parte investendo in ricerca per chiudere i cicli ed utilizzare risorsa idrica di minor pregio».

Venendo al servizio idropotabile, nel pdl 180 la Regione si incarica di emanare un regolamento affinché gli utenti del SII adottino comportamenti atti a conseguire obiettivi di risparmio e tutela. Sono previste anche delle sanzioni. Che ne pensate?
«Bene il regolamento che dia linee di indirizzo per la diminuzione dei consumi. Tra l’altro i cittadini hanno dimostrato di recepire come è successo nell’Ato 3 Medio valdarno. I comportamenti virtuosi, che rendono un servizio alla collettività e all’ambiente vanno premiati, mentre con il sistema attuale si rischia che i cittadini vedano aumentarsi le tariffe. Date le minori entrate dovute ad una diminuzione dei consumi, le società di gestione, per legge, hanno diritto a risarcimenti dagli Ato. Quindi probabilmente le tariffe saranno ritoccate. Questo sistema non regge da qualunque parte lo si guardi ed è contrario ai principi base della sostenibilità: la risorsa idrica non può essere governata con logiche privatistiche. E poi a proposito di tariffe, il sistema va rivisto per tutti gli usi: sia nel settore delle acque minerali dove all’origine l’acqua è pagata troppo poco rispetto ai guadagni, sia nel settore agricolo dove l’acqua per irrigare non può essere venduta a forfait per poche lire, in base agli ettari da irrigare o al tipo di produzione, sia in altri settori produttivi dove conviene usare l’acqua pregiata di falda perché costa meno rispetto alle acque reflue depurate che andrebbero riutilizzate. In questo caso è ancora la norma ad essere debole. Si deve pagare l’acqua che si utilizza, pagarla in modo adeguato al valore che ha oggi questa risorsa, introducendo un sistema di “premi” e penalità in base ai consumi e agli abusi».

E le sanzioni?
«Il sistema sanzionatorio è giusto che ci sia e sia efficiente. Tutto il sistema dei controlli preventivi fatti dagli enti locali e repressivi effettuati dalle forze dell’ordine va migliorato fornendo risorse per personale e mezzi per espletare al meglio il servizio. Il recente report “Fiumi e legalità” di Legambiente e del Corpo forestale dello Stato ha dimostrato che la pratica del prelievo abusivo dai corsi d’acqua e dalle falde è molto diffusa: tra l’altro la Toscana non mi pare messa bene in questa classifica poco virtuosa».

Un’ultima domanda: che mi dice su queste “benedette” perdite della rete?
«L’ammodernamento delle reti di adduzione e distribuzione degli acquedotti è una grande opera pubblica necessaria - conclude Gasperini - . Deve essere riconosciuta come tale anche se dà meno “visibilità politica” rispetto ad altre infrastrutture, e deve trovare le giuste risorse economiche (ad esempio in finanziaria o nei fondi strutturali) per potere essere realizzata in tempi certi».

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