[14/05/2007] Comunicati

Pietro Greco: Gli scienziati hanno il compito di responsabilizzare le istituzioni...

LIVORNO. La scienza scende dall’Olimpo e si preoccupa sempre più di entrare in relazione con il mondo reale: si moltiplicano le iniziative per permettere, anche a chi non è addetto ai lavori, di appagare questa esigenza diffusa. E pian piano anche da parte dei cittadini emerge questa voglia di conoscere, ascoltare, approfondire. In questo contesto deve essere letta la manifestazione Fest, la fiera internazionale dell´editoria che si svolgerà dal 17 al 20 maggio a Trieste, dove si incontreranno scienziati, giornalisti, comunicatori delle materie scientifiche per approfondire gli strumenti di dialogo tra scienza e società.

«Anche la scienza deve saper ascoltare la società. Non stiamo parlando di una comunicazione di tipo unidirezionale, dallo scienziato al pubblico, ma come minimo bidirezionale o interconnessa». Parole di Stefano Fantoni, fisico e direttore della Scuola internazionale superiore di studi avanzati (Sissa) di Trieste e presidente di Fest. E con analoghi obiettivi si svolgerà domani a Roma presso il Cnr che ne è il promotore, la conferenza dal titolo: “Epidemiologia e comunicazione: tutelare ambiente e salute nelle aree inquinate”.

«La sfida – sta scritto nella presentazione della conferenza - è quella di ampliare la prospettiva ed aprirsi alla discussione pubblica con la consapevolezza del proprio ruolo e per rafforzarlo, nella prospettiva dell’equità».

Del resto i temi ambientali e le evidenze scientifiche che ne dimostrano la reale importanza per la vita dei cittadini (a livello locale e globale) sono temi divenuti sempre più al centro dell’attenzione pubblica e sempre più richiedono scelte di governo coerenti. Dal mero concetto di salvaguardia si è passati cioè, in maniera sempre più tangibile, a quello della necessità di declinare la sostenibilità attraverso i parametri dell’economia e quindi di governare i processi affinchè vadano in quella direzione.

Sembrerebbe altresì che a fronte di uno sviluppo culturale che pone la necessità e l’urgenza di applicare le conoscenze scientifiche alla presa di decisioni strategiche per avviare processi in grado di coniugare la sostenibilità con le scelte di governo, vi sia d’altra parte una sorta di incapacità crescente nel trasformare questa consapevolezza in amministrazione, sino alle questioni della gestione dei servizi basilari. Ne è un esempio l’emergenza campana, dove non si riesce più a gestire nemmeno l’igiene pubblica, pratica che, di per sé, attiene a concetti acquisiti da almeno mezzo secolo.

Perché questa apparente o reale discrasia? Ne abbiamo discusso con Pietro Greco, del Sissa di Trieste, che domani coordinerà la conferenza su Epidemiologia e comunicazione.

«Perché si continua ad operare le scelte amministrative senza la compartecipazione dei cittadini. E la situazione dell’emergenza in Campania, che dura da ormai ben tredici anni, dipende dal fatto che non si è risolto e non si risolve questo nodo: c’è una certa coazione a ripetere nella non compartecipazione alle scelte anche quando sono giuste. Situazioni che quindi degenerano nella sindrome Nimby e in questo c’è sempre qualcuno che ci guadagna. In Campania anche molti intellettuali, al di sopra di ogni sospetto, continuano a non realizzare e a capire che il problema della compartecipazione è essenziale in una società democratica.
Anche quello che sta facendo Bertolaso non è sbagliato, ma è sbagliato che lo faccia senza la compartecipazione alle scelte della popolazione, che invece di condividere diviene contro. La società del rischio va governata in maniera democratica. Ogni modello autoritario è destinato a fallire».

Gli scienziati cosa possono fare per agevolare questi processi, dato il ruolo che hanno e l’apertura che ormai dimostrano verso la società?
«Gli scienziati, assieme ai medici, godono del più grande prestigio da parte della popolazione, ma neanche a loro la cittadinanza è disponibile firmare una delega in bianco. Ripeto è necessario che vi sia compartecipazione, non per buonismo o giustezza in sé, ma per poter avere efficienza. Perché altrimenti le situazioni non le governi, esplodono come sta succedendo in Campania. Gli scienziati allora devono essere tra gli attori che non solo partecipano ma responsabilizzano le istituzioni, con cui devono dialogare e che devono stimolare al dialogo. La scienza sta andando in questa direzione, e bisogna fare in modo che questo processo lo si utilizzi anche per gestire i problemi. I problemi maggiori si creano dove c’è una incapacità di gestione democratica».

«Ma in Campania ormai sembra che non si possa intraprendere nessuna strada per uscire da questo impasse?
«In Campania l’emergenza dura da tredici anni e non c’è nulla di più stabile di questa emergenza. Ma se anche in questo caso si fosse fatto un tavolo in cui ci stava dentro anche la magistratura e si fosse deciso insieme alla popolazione si sarebbe evitato di avere poi le forze di polizia contro i cittadini e un sindaco che minaccia guerra allo Stato».

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