[16/05/2007] Comunicati

Clima, Vigni (Se): «Serve sessione straordinaria Consiglio Ministri»

LIVORNO. «Le osservazioni sul piano nazionale dell’Italia per la riduzione delle emissioni di gas serra devono indurre il Governo a dare un forte e nuovo impulso alle politiche per l’attuazione del protocollo di Kyoto». Fabrizio Vigni, portavoce nazionale di Sinistra Ecologista, commenta così l’analisi dell’Unione Europea.

«Già diverse azioni positive sono state intraprese in questo primo anno di attività del governo Prodi, in particolare per quanto riguarda l’efficienza energetica. Ora, però, serve un cambio di passo. C’è bisogno di una più forte integrazione nell’azione di tutti i ministeri interessati».

«Per questi motivi – conclude Vigni – ritengo che sarebbe utile una sessione straordinaria del Consiglio dei Ministri, dedicata alle politiche sul clima. Le misure a sostegno delle energie rinnovabili, dell’efficienza energetica, della diffusione delle tecnologie pulite nell’industria e della modernizzazione ecologica del sistema dei trasporti rappresentano anche una opportunità di innovazione e di sviluppo per l’economia»

Di tutt’altro avviso, invece, Confindustria che afferma: «Quanto avevamo sempre paventato è, purtroppo, accaduto. L’assenza in Italia di programmi convincenti di riduzione delle emissioni di CO2 in comparti quali quello del residenziale e dei trasporti ha fatto sì che sull’industria italiana stia arrivando una ulteriore penalizzazione. Ancora una volta, infatti, si scaricano sull’industria italiana riduzioni più pesanti a causa della non credibilità dei piani riguardanti altri settori».

«Lo si legge chiaramente – prosegue - nella decisione della Commissione Europea riguardo il Piano italiano di allocazione, con cui si richiede un taglio di 13,25 milioni di tonnellate di CO2 (da 209 a 195,8 milioni di t/anno per il periodo 2008-2012). La Commissione scrive che “Poiché l’Italia non ha dimostrato a sufficienza alla Commissione di essere in grado di realizzare il raggiungimento dell’obiettivo di Kyoto solo nei settori non regolati dalla Direttiva, i settori che rientrano nell’ambito di applicazione devono farsi carico di un onere almeno proporzionato, quantificato dalla percentuale che le loro emissioni rappresentano rispetto alle emissioni complessive di gas serra, cioè 38,719%. Ciò comporta necessariamente un abbattimento delle emissioni pari a 13,25 milioni di tonnellate/anno imputabili ai settori regolati dalla Direttiva”».

«Questo vuol dire porre vincoli alla crescita economica – conclude - che possono riflettersi pesantemente sul paese. In Italia non si può continuare a pensare di attuare il Protocollo di Kyoto solo sulle spalle dell’industria ma, come avviene altrove, occorre coinvolgere i cittadini e il Paese nel suo insieme. A questo punto l’industria vuole capire come il Governo intenda muoversi rispetto alla decisione comunitaria per evitare che la mancanza di scelte responsabili si traduca in una riduzione dei livelli produttivi, con le conseguenze che è facile immaginare per lo sviluppo e l’occupazione».

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