[24/05/2007] Energia

Gubbiotti: La politica italiana deve orientare le scelte dell´Enel

LIVORNO. Sul rischio che le sempre più palesi aperture all’energia elettrica prodotta attraverso la fonte nucleare a livello europeo possano coinvolgere anche il nostro Paese e che vi possa essere la necessità di un nuovo impegno da parte del movimento antinucleare a livello nazionale ed eurpeo, ne abbiamo parlato con Maurizio Gubbiotti, responsabile del dipartimento internazionale di Legambiente e protagonista del movimento antinucleare che ha portato alla vittoria referendaria dell’87.

Gubbiotti, il movimento antinucleare europeo dovrà dissotterrare l’ascia di guerra?
«In parte già lo fanno. La sensazione è che non è sotterrato nulla ma che con l’attuale capacità di mobilitazione non hai grandi risultati nemmeno di visibilità. Perché è cambiato il sistema».

Mi spieghi meglio.
«Io continuo a credere che per quanto riguarda il nostro paese il nucleare sia una boutade, per il resto ho l’impressione che ci sia una sorta di ripartizione di produzione di energia per tipologie, prima europea e poi internazionale, dove la politica fa le scelte generali di produzione e poi ognuno la produce come vuole. Per cui il problema è che in un sistema come questo lanciare un movimento antinucleare diventa complicato, anche per un paese come il nostro, che a differenza ad esempio della Germania, ha a fianco di una tradizione molto forte di antinuclearismo e anche una grande vittoria. E’ davvero difficile individuare il modo di lanciarla. Quello che si potrebbe-dovrebbe fare è una mobilitazione finalizzata ad una produzione alternativa cioè in positivo. Che però è meno radicale, meno coinvolgente e anche meno forte».

Ma una ferma battaglia antinucleare non potrebbe invece cogliere quella voglia di radicalità che è piuttosto diffusa nell’attuale movimento dei comitati?
< Al tempo stesso ha anche in sé il fatto che si coniuga con il militare e quindi supera barriere nord-sud, che è fortemente radicato al mondo islamico e al continente asiatico, oltre che in quello occidentale dove è ben presente. Quindi se non hai un movimento mondiale che riflette su questi temi è davvero complicato e rischiamo obiettivamente di essere messi male».

Tentare la strada a livello dei social forum?
«Anche in questo caso non abbiamo la mobilitazione necessaria, questo è un elemento di tenuta del movimento mondiale ma che poi non riesce a materializzarsi in una mobilitazione visibile che si esplica a livello europeo. E dove la differenza tra associazionismo ambientale e della società civile è ancora una differenza forte.
Ad esempio al G8 civile di San Pietroburgo, che era l’iniziativa di risposta a quello istituzionale, il tema nucleare è l’unico punto su cui non si è riusciti a fare un documento comune».

Quindi saremo destinati solo a subire delle scelte?
«La situazione è complicata e la via attraverso la quale, io credo, si possa fare qualcosa è la messa in discussione del modello. Non vedo una strada diversa, anche se meno diretta, se non quella del puntare davvero nel mondo ad una ampia promozione delle energie alternative e dei modelli di generazione distribuita. La cooperazione non fa molto in campo di sostenibilità, nè in campo energetico. Mentre una cooperazione che si muove e punta gran parte delle sue azioni su questo fronte, potrebbe essere in grado di dare una spinta interessante. Lavorare per la garanzia dei diritti delle popolazioni, anche attraverso una produzione di energia alternativa sarebbe un bel segnale.
Consapevoli del fatto che altrimenti saremo sempre più invischiati dentro a questo risucchio, inteso come rilancio del nucleare a livello internazionale».

E non c’è il rischio che il risucchio coinvolga anche l’Italia?
«Il nostro governo dovrebbe davvero incentivare le fonti di energia alternativa ed evitare che anche noi siamo presi dal risucchio. E poi credo che dovrebbe intervenire in qualche modo anche sulle attività che fa il nostro monopolista energetico. Non vedo perché l’ingerenza della politica debba riguardare solo gli assetti delle banche e la telefonia».

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