[28/05/2007] Rifiuti

Dalla pornografia dei rifiuti alla pornografia della politica

LIVORNO. Dopo diciotto anni dalla sua prima edizione l’iniziativa di volontariato di Legambiente “Spiagge pulite” continua a riscuotere un notevole successo.
Più di centomila sono stati infatti i volontari, in gran parte giovani, che durante il fine settimana hanno ripulito spiagge e coste da tonnellate di rifiuti.
Un messaggio sfaccettato quello che riflette questa iniziativa: intanto il fatto che vi siano nel paese migliaia di persone disposte a dedicare il proprio fine settimana per compiere un gesto soggettivo ma che richiama al tempo stesso la voglia di azioni collettive nei riguardi di beni comuni come il territorio. E poi è un gesto che dimostra in maniera assolutamente utile - mediaticamente parlando - quanti e quali rifiuti produce questa nostra società, improntata sull´esubero e sugli sprechi ma che difficilmente riesce però a gestire il prodotto di questi sprechi nel modo meno impattante possibile e guardando alle esperienze già fatte nei paesi europei.

Una diffusa difficoltà che ha questo nostro paese, in maniera molto più accentuata di altri a noi analoghi, che non riesce - se non in parte - a mettere mano in modo corretto alla gestione dei rifiuti. A partire da quelli urbani, per non parlare di quelli speciali o industriali.

Non è un caso che l’Unione europea ci richiami – per l’ennesima volta - proprio su questo aspetto, sottolineando, come ha fatto la portavoce del commissario all’ambiente Stavros Dimas, che «ciò che sta accadendo a Napoli è solo la punta di un iceberg di una situazione generale molto preoccupante, che non riguarda solo la Campania, ma tutta l’Italia». E che il numero delle discariche illegali è ancora troppo alto.

Ma anche di quelle legali potremo aggiungere, se come indicano i dati dell’ultimo rapporto nazionale di Apat e Onr la discarica rappresenta ancora la principale forma di smaltimento dei rifiuti (urbani e non). Mentre ancora stenta a decollare un serio circuito industriale in grado di avviare a separazione i rifiuti in frazioni merceologiche omogenee, che possono come tali essere reintrodotte in circuiti industriali di riciclaggio, e trasformati quindi in altri prodotti. Attività che sarebbe ancora più utile in un paese come il nostro, assai povero di materie prime.

Ma quello che manca per poter attuare un sistema integrato così congegnato, oltre agli impianti, è nei fatti un approccio culturale che riesca a realizzarlo. Prova ne sia l´assoluta incapacità di mettere in relazione, da parte delle istituzioni, la necessità di fare acquisti verdi (il Gpp) con quella di governare il problema dei rifiuti. Ma oltre ai problemi e ai ritardi che sconta il nostro paese dal punto di vista pratico-operativo (lasciando momentaneamente da parte la confusione legislativa), c’è da aggiungere anche la responsabilità di un sistema politico (delle cui carenze molto si parla in questi giorni) che tentenna, che non decide, che spesso anziché programmare lavora in emergenza. Che ha perso, insomma, il filo del rapporto fra partecipazione e decisione.

E che alla fine rischia di entrare in crisi anche nel garantire in qualche luogo la semplice igiene urbana. «La democrazia - dice il ministro Pierluigi Bersani in una intervista a Repubblica - è stata inventata come meccanismo per decidere attraverso la partecipazione, e non per partecipare a prescindere dalle decisioni».

Oppure, aggiungiamo noi (che fa lo stesso risultato) per decidere a prescindere dalle diverse forme di partecipazione prendendone monomaniacalmente a riferimento quelle che hanno la maggior proiezione mediatica. E questo appare invece, più che un rischio, una china già presa sui territori.

E invece, come dice il ministro Pecoraro Scanio in una intervista che appare oggi sulle pagine di Repubblica «bisogna parlare con la gente, convincerla, rilanciare la raccolta differenziata, sostenere le industrie del riciclo dei materiali e avviare ai termovalorizzatori solo quello che rimane alla fine di questo circuito virtuoso. Il guaio è che finora si è cercato di arrivare all´ultima tappa del processo ignorando tutto il resto. E´ stato un disastro da dimenticare. Bisogna voltare pagina e collaborare tutti per impostare una politica dei rifiuti di tipo europeo».

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