[01/06/2007] Consumo

Il Reach preoccupa la Lav

LIVORNO L’entrata in vigore del regolamento europeo Reach, che disciplina la registrazione di sostanze chimiche prima della loro immissione sul mercato per stabilirne il rischio e la pericolosità sull’ambiente e sull’uomo, aveva già mobilitato, fin dalla lunga fase di discussione, le associazioni ambientaliste e animaliste di tutta Europa che temono che solo per testare le 30.000 sostanze già esistenti si potrebbero utilizzare 50 milioni di animali.

Nei mesi scorsi la Lav aveva raccolto migliaia di firme perché all’interno del Reach fosse prevista la completa sostituzione dell’uso di animali con test sostitutivi; obbligo di condividere tra le industrie i dati riguardanti sulla tossicità; tenere fuori dal Reach gli ingredienti cosmetici, mantenendo la direttiva Ue 2003/15 che prevede il bando totale di test su animali entro il 2013.

Anche se il Reach non prevede nessuna invasione di campo della direttiva sui cosmetici, per la Lav «va sottolineato però che questa direttiva copre solo quei test volti a garantire la sicurezza ai consumatori, e non, ad esempio, la tossicità ambientale, così è possibile in teoria che un ingrediente cosmetico possa essere testato a questo scopo secondo il Reach».

Per Roberta Bartocci, responsabile Lav per il settore vivisezione «il provvedimento Reach approvato avrebbe potuto essere un significativo passo verso la sostituzione dell’uso di animali nei test di tossicità, ma i principi enunciati in favore del ricorso ai metodi alternativi non hanno trovato poi conferma nelle procedure di test che saranno utilizzati ai fini della verifica delle sostanze. Chiediamo al ministero della salute e alle istituzioni scientifiche chiamate a dare piena attuazione della normativa Reach in Italia, che vi sia un forte e inequivocabile impegno a sostituire i test animali in favore dei metodi alternativi e che i dossier relativi ai test siano valutati ricorrendo anche a specifiche professionalità nel campo dei metodi alternativi».

La Lav pensa che in questa situazione tra i 5 ed i 12 milioni di animali potrebbero essere utilizzati a scopo sperimentale per testare le sostanze chimiche.
«La sperimentazione animale è estremamente crudele – sottolinea Bartocci – e non permette di ottenere risultati applicabili all’uomo, con potenziali gravissimi rischi per la salute collettiva, perché ogni specie animale risponde in modo diverso alle sostanze con cui entra in contatto, così quello che risulta innocuo per un ratto, un coniglio, un cane o per una scimmia può essere nocivo per l’uomo. Molte sostanze sperimentate sugli animali, ritenute sicure e immesse sul mercato, si sono rivelate pericolose per l’uomo».

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