[04/06/2007] Comunicati

Politiche sul clima: ultimi Usa e Canada, ma anche l´Italia...

LIVORNO. Usa e Canada ultimi. Terz’ultima la Russia e poi l’Italia. Sono queste le posizioni sul fondo della classifica del Climate Scorecards del Wwf, la graduatoria che esamina lo stato delle politiche sul clima dei paesi del G8. Lo studio - eseguito da Ecofys e co-finanziato da Allianz, - prende anche in esame le emissioni attuali di CO2 e le proiezioni e gli impegni futuri. In testa alla classifica – ovvero i virtuosi - Germania, Francia e Regno Unito. Il rapporto del Wwf fornisce anche informazioni aggiornate sulle economie emergenti (i +5) vale a dire Brasile, Cina, India, Messico e Sud Africa.

«Appare evidente che il Canada deve abbandonare la politica collaterale agli Usa degli ultimi anni e ricostruire la propria reputazione di paese leader nella lotta al cambiamento del clima», dice Hans Verolme, Direttore del Global Climate Change Programme del Wwf. Secondo l´analisi, gli Usa e il Canada non hanno messo in campo politiche atte a limitare le emissioni di gas serra ed evitare i cambiamenti del clima più pericolosi. Per affrontare la situazione, il cancelliere tedesco, Angela Merkel, sta cercando infatti di raggiungere un accordo al summit del G8 in Germania.

E per l’associazione ambientalista tale accordo deve comprendere un chiaro impegno a tenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C; ridurre, entro la metà del secolo, le emissioni di gas serra della metà rispetto ai livelli del 1990; assicurare l´attuazione di un mercato del carbonio a lungo termine. Per il Wwf, la sede multilaterale, e in particolare la Convenzione quadro sul Clima dell´Onu, è la sede per condurre i negoziati e raggiungere un accordo con impegni precisi e legalmente validi.

«Ma i Paesi più industrializzati, riuniti nel G8 hanno la responsabilità di dare impulso a tale processo - ha dichiarato Michele Candotti, segretario generale del Wwf Italia - impegnandosi in profondi tagli alle proprie emissioni e imprimendo un impulso ai finanziamenti per l´efficienza energetica e le energie rinnovabili anche nei paesi in via di rapido sviluppo e nei paesi più poveri. Anche gli attori tradizionalmente più refrattari ai cambiamenti indotti dalle crisi ambientali,come ad esempio l´ industria ed il mondo della finanza, hanno ora intrapreso senza esitazione la strada del cambiamento e dell´innovazione in chiave ecologica. E´ questo un segnale che vorremo che anche i governi d´Europa ascoltassero con molta attenzione per non essere travolti da questa ´ondata´ inevitabile e restare rinchiusi in un ruolo di semplici spettatori del cambiamento».

La classifica presentata dal Wwf non fa quindi altro che scattare una foto ad una situazione già nota. Ovvero che senza una governace mondiale, assai difficilmente si riuscirà a dare una risposta adeguata ai cambiamenti climatici in atto e non solo. Se, dunque, non si riuscirà a coinvolgere gli Usa (a cui par di capire andrebbe subito a ruota il Canada) si rischia di vanificare ogni sforzo della virtuosa Europa. Purtroppo però – come viene ormai ammesso un po’ da tutte le parti – è fortissima la sensazione (per non dire la certezza) che ci sia bisogno di attendere il prossimo presidente a stelle e strisce. Sperando di non aver gettato al vento troppo tempo. Intanto, però, il resto dei governi occidentali devono fare di più e l’Italia in primis.

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