[05/06/2007] Comunicati

Birmania e Cambogia: dittatura e corruzione saccheggiano l’ambiente

LIVORNO. Da Cisl, Legambiente, Greenpeace e Wwf parte un appello contro il lavoro forzato, per la democrazia, i diritti, l’ambiente in Birmania, o meglio in Myanmar come la dittatura militare ha ribattezzato il Paese asiatico dopo il colpo di Stato dello Slorc (Consiglio di restaurazione della legge e dell´ordine di Stato), che nel 1990 ha annullato le elezioni vinte dalla premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, .

«La Birmania è un paese martoriato da decenni di violenta dittatura – si legge nell’appello - che ha imposto l’arbitrio come legge e come modalità di governo. Un paese che ha raggiunto il triste primato di essere il primo produttore di metanfetamine al mondo (droga realizzata facilmente in laboratori clandestini, potente stimolante che dà assuefazione e causa gravi danni al sistema nervoso centrale) il secondo per produzione di oppio, il primo per bambini soldato e per la presenza di lavoro forzato».

Le associazioni ambientaliste sono preoccupate anche perché «accanto alle violazioni dei fondamentali diritti umani e del lavoro si aggiungono la gravissima violazione dei diritti ambientali con la distruzione ed il taglio illegale delle foreste di teak, il dissennato sfruttamento minerario, la costruzione delle dighe sul fiume Salween, che ridurranno alla povertà oltre 500.000 contadini e pescatori danneggiando irrimediabilmente il delicato ecosistema locale».

E proprio sullo sfruttamento delle risorse naturali da parte di corrotte dirigenze locali, arriva un altro allarme lanciato da Global Witness, un’associazione ambientale inglese, che in un rapporto subito proibito e confiscato in Cambogia, denuncia come la famiglia del primo ministro cambogiano Hun Sen stia letteralmente distruggendo e svendendo le foreste di quel Paese.

Il rapporto, che si intitola significativamente “Cambodia’s Family Trees”, accusa pesantemente la famiglia di Hun Sen, al potere dai tempi dall’invasione vietnamita che spazzò via il regime genocidi dei Kmer rossi, alla vigilia dell’incontro tra il governo cambogiano e un gruppo di finanziatori internazionali sui futuri aiuti al Paese. Secondo Simon Taylor, direttore di Global Witness, «le foreste della Cambogia sono state spogliate negli ultimi decenni da questa mafia che ha fatto arrivare guadagni più o meno piccoli alla gente».

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