[05/06/2007] Urbanistica

Parco della Maremma, riparare o non riparare la spiaggia? Questo è il problema

LIVORNO. Anche nella spiaggia del Parco della Maremma si prevedono interventi per frenare il fenomeno erosione che sta diventando un serio problema per la costa della Toscana. Un problema, soprattutto in alcuni tratti, che ha visto una forte accelerazione del fenomeno di ridefinizione naturale delle linee di costa, per effetto di interventi antropici: aumentato prelievo dei detriti fluviali, costruzione - ampliamento di porti e approdi, cementificazione costiera.

Ma se in genere gli interventi di ripascimento, o più in generale di contenimento del fenomeno erosivo, sono visti di buon grado, non così è quando si parla di una spiaggia dentro un parco. O per meglio dire, le opinioni in questo caso possono anche dividersi tra chi crede necessario intervenire per ripristinare almeno in parte l’equilibrio perduto e chi invece pensa che sia necessario lasciare che la natura faccia il suo corso, per quanto accelerato.

Nel caso del Parco della Maremma, chi osteggia l’intervento antierosione è il presidente (uscente) del comitato scientifico del parco, Mario Innamorati, che prima ha inviato un appello alle associazioni ambientaliste, poi ha scritto una lettera ai soci dell’Unione zoologica italiana, per lanciare l’allarme su cosa sta avvenendo in quello scorcio di Maremma così importante dal punto di vista ambientale, e su cui - secondo Innamorati - si starebbe agendo non tanto in difesa dell’ambiente ma degli interessi economici e turistici.

Un attacco che non ha lasciato indifferente il presidente del Parco della Maremma Giampiero Sammuri, che in una nota di ben dieci pagine spiega qual è l’operato del parco e quali secondo lui i motivi che avrebbero indotto Mario Innamorati a tali accuse.

Sammuri, che cosa c´è dietro all’attacco di Innamorati?
«Riguardo all’etica ed alla strategia della conservazione, vi sono questioni non banali che hanno implicazioni non solo scientifiche. La domanda di fondo è questa: quando ci rendiamo conto che un ecosistema è stato alterato più o meno pesantemente da attività umane ne prendiamo semplicemente atto e “lasciamo fare alla natura”, oppure cerchiamo di intervenire per cercare di “riparare” almeno parzialmente il danno fatto? Credo che si possano trovare delle motivazioni rispettabili a sostegno di entrambe le posizioni e sarebbe bello e stimolante un dibattito a riguardo. Certo tutto questo non c’entra nulla però con le posizioni che mi hanno portato ad intervenire».

E’ stato accusato il parco di fare interventi per mandare la gente al mare, in effetti questo ha poco a che fare con il dibattito sulla conservazione.
«Ho provato una grande amarezza nel rilevare posizioni che a me appaiano poco obiettive e, sotto certi aspetti, paradossali. In 7 anni di presidenza del Parco della Maremma, non ho passato un giorno senza impegnarmi sulle politiche di conservazione, mettendo a disposizione le mie conoscenze e la mia formazione per raggiungere lo scopo. E sinceramente in questi anni ho dovuto “combattere” con determinazione non certo i “conservazionisti” ma gli “sviluppisti”, quelli cioè che vedevano i parchi come un business da spremere come un limone. Ma per me per le aree protette la “missione” è la conservazione, tutto il resto viene dopo. Quindi sentir dire che si fanno interventi sulla spiaggia di Alberese per mandare la gente al mare, lo trovo davvero inaccettabile. E soprattutto non consono a quanto è stato fatto in questi anni al parco della Maremma».

Ovvero?
«A parte i numerosi interventi che riguardano lo studio e la conservazione della fauna presente o reintrodotta nell’area del parco, su cui potrei dilungarmi per molto tempo, vorrei soffermarmi su un aspetto che a me pare dirimente in questa querelle. Nel piano del parco che abbiamo redatto due anni fa e che adesso è nelle ultime fasi di approvazione, abbiamo introdotto 536 ettari di riserve integrali. Da sottolineare il fatto che nel parco sino al 2000, ovvero dopo 25 anni di vita, non aveva al suo interno nemmeno un ettaro di riserva naturale né orientata né tanto meno integrale. Bene, una delle riserve integrali che abbiamo introdotto, è vicina proprio alla spiaggia “incriminata” e interessa un tratto di costa di lunghezza di poco meno di 3 Km, di cui circa la metà sabbiosa. Quello che mi sembra curioso, ma forse il termine più giusto è ridicolo, è che qualcuno possa dire (non credo pensare) che il parco ha avviato la progettazione di un intervento per limitare l’erosione costiera per “far fare il bagno dalla spiaggia e prendervi il sole”, mentre invece preclude un tratto di tre chilometri alle stesse attività».

Allora quali sono secondo lei i motivi che hanno mosso questa azione da parte del presidente del comitato scientifico?
«Il professor Mario Innamorati, per 32 anni è stato presidente del Comitato scientifico del Parco della Maremma, persona che ha indubbi meriti su quello che oggi è la nostra area protetta. Purtroppo devo rilevare, con sincero dispiacere, che negli ultimi tempi non è sereno in generale e sulla questione dell’erosione costiera in particolare. Tra gli elementi che, forse, possono aver contribuito a determinare questo stato d’animo, ne posso ipotizzare due: la scelta del Parco della Maremma di non inserirlo nel gruppo di lavoro del progetto per frenare l’erosione, per la parte di biologia marina, e la decisione del Rettore dell’Università di Firenze di non includerlo nella rosa di nomi per il rinnovo dello scaduto comitato scientifico del Parco. Sulla prima questione, pur riconoscendo le indubbie competenze e la conoscenza dei luoghi del Prof. Innamorati, non ho avuto molti dubbi, visto il forte ruolo di consulenza, di valutazione e di controllo che abbiamo voluto affidare al nostro comitato scientifico. Sarebbe stato forse illegittimo, sicuramente inopportuno e ritengo anche imbarazzante per lo stesso Innamorati, questo doppio ruolo di controllore e di controllato. Sulla seconda questione, non ho niente da dire visto che si tratta di valutazioni che a me non competono».

Ma il progetto è ormai definitivo?
«L’iter che porterà alla redazione del progetto esecutivo è tutt’altro che concluso e le osservazioni che perverranno dai vari soggetti interessati e le valutazioni del comitato scientifico potranno determinare modifiche più o meno marcate. Ciò che ritengo utile per la conservazione del Parco della Maremma è arrestare o rallentare fortemente il fenomeno erosivo in riva sinistra dell’Ombrone e sono aperto a tutti i contributi costruttivi, istituzionali e non, che ci aiuteranno a progettare ed a realizzare al meglio l’intervento».

Torna all'archivio