[11/06/2007] Consumo

La biodiversità, nuova sfida per banche e assicurazioni

LIVORNO. Secondo il rapporto “Biodiversity, the next challenge for financial institutions” della World conservation union (Iucn) il settore finanziario non può permettersi di ignorare i rischi connessi alla perdita di biodiversità. Il rapporto stilato da Ivo Mulder, prende in esame la politica aziendale ed i comportamenti di 26 banche di investimento e commerciali, e l’atteggiamento di organizzazioni non governative e di altri stakeholders e risulta che più dei due terzi di questi soggetti crede che il settore finanziario sia esposto a rischio significativo di immagine e reputazione se investe in aziende che hanno un effetto nocivo sugli ecosistemi.

«Il declino continuo della diversità globale delle specie non riguarda solo e sempre – spiega Ivo Mulder - il settore privato inoltre sta iniziando a vedere le implicazioni. Le istituzioni finanziarie, come le banche e le società di assicurazioni, devono potere determinare quali delle loro client companies sono a maggior rischio, per evitare di avere esse stesse rischi con le loro attività di prestito, di investimento e di assicurazione».

A favorire il ripensamento di banche ed assicurazioni non è stata certamente un’autarchica etica aziendale, ma più probabilmente la svolta “verde” è più il frutto delle crescente pressione delle Ong, delle regolamentazioni del settore imposte da molti governi per la protezione dell´ambiente e l’aumento delle aspettative da parte dei consumatori e dei media verso l’attenzione che le istituzioni finanziarie debbono prestare ai temi della biodiversità e dell’ambiente in generale.

L’Iucn prende ad esempio la nuova direttiva Ue sulla responsabilità penale per le aziende che si rendono responsabili di danneggiamenti di flora, fauna, risorse idriche e gli habitat naturali e l’obbligo a pagare i danni che non possono essere evitati. «Le implicazioni finanziarie potenziali sono significative – dice l’Iucn - non solo per le aziende che usano queste risorse, ma anche le banche e le società di assicurazioni che le assistono».

Il rapporto inoltre cita anche l´esempio degli Associated British Ports, che hanno subito perdite del 10% nel 2004, dopo che il governo britannico aveva rifiutato il progetto di un nuovo terminal per container nella costa sud dell’Inghilterra a causa del potenziale impatto sulla fauna selvatica.

Qualche banca prende già in considerazione i rischi per la biodiversità al momento di decidere in quali aziende investire: a febbraio, l’olandese Rabobank ha stabilito per i suoi analisti di rischio dieci principi guida che includono l´inquinamento ambientale, il depauperamento delle risorse naturali e la crudeltà contro gli animali.

«Ma non c’è solo il rischio – assicura il rapporto Iucn – con la biodiversità si stanno sviluppando occasioni di business per le istituzioni finanziarie, quali i biocarburanti sostenibili, i mercati di prodotti etico-certificati come i pesci, il legname ed i cibi biologici».

«Occorre un grande sforzo per informare il settore sulle questioni della biodiversità – dice Mulder - Forse illustrare costi economici derivanti dalla perdita di biodiversità e i benefici finanziari che verrebbero dalla sua conservazione potrebbero essere un inizio»

Torna all'archivio