[12/06/2007] Parchi

L’Indonesia non ce la fa a proteggere i suoi oranghi e le foreste tropicali

LIVORNO. Malgrado le recenti misure di conservazione prese dal governo indonesiano su pressione delle organizzazioni ambientaliste, la sopravvivenza degli orangutang e delle foreste tropicali del sud est asiatico dipendono dal sostegno e dalla cooperazione internazionale e regionale ed in particolare da parte dei paesi importatori di legname. Per l’Unep dell’Onu «l’ Indonesia non può e non deve affrontare da sola il problema del traffico illegale di legname – E’ una questione che necessita di risorse da parte della comunità internazionale al fine di sostenere gli sforzi delle autorità, compresa la sorveglianza sul terreno».

Il recente sequestro di 70 mila metri cubi di legno illegale è stato molto apprezzato dall’Unep, ma 2,1 milioni di ettari di foreste sono stati rasi al suolo da abbattimenti selvaggi, per un totale di 4 miliardi di dollari: «Messi uno accanto all’altro – spiega Steiner – rappresentano una linea ininterrotta di camion da Parigi a Bangkok».
Una pressione supplementare sulle foreste viene dallo sfruttamento dell’olio di palma e delle bioenergie che hanno un forte contraccolpo sulle foreste e sulla vita delle popolazioni umane autoctone.

Sono sempre più gli orangutang accolti come profughi ambientali in strutture artificiali, visto che il loro habitat è sempre più bruciato o distrutto dai boscaioli, anche dentro i parchi nazionali che dovrebbero difendere questi primati.

Secondo le immagini dei satellite e I dati forniti dallo stesso governo indonesiano, il traffico illegale di legname interessa 37 dei 41 parchi nazionali del Paese e le immagini lasciano prevedere che l’habitat forestale degli oranghi potrebbe sparire entro 10 anni, visto che le foreste stanno arretrando molto più velocemente di quanto previsto finora dallo stesso Unep.

Se azioni urgenti non verranno intraprese, a questo ritmo, a Sumatra e nel Borneo le foreste tropicali saranno abbattute per il 98% entro il 2022.

Alla perdita di habitat si aggiunge il traffico di oranghi: numerosi animali sono ed esportati, in un numero che non si conosceva che è stimato in diverse centinaia. I centri di riabilitazione del Borneo accolgono oltre mille orangutang.

«E’ chiaro – denuncia Willem Wijnstekers, segretario generale del Cites – che esistono delle strutture molto organizzate di commercio illegale di oranghi». Alcuni giovani di queste grandi scimmie “rosse” sono stati trovati, detenuti illegalmente, in zoo della Tailandia e della Cambogia

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