[14/06/2007] Parchi

L´eredità dei progetti urbanistici e l´abbandono dei parchi

PISA. Vorrei accennare brevemente a tre momenti di un dibattito che continua, ma non sempre all’insegna della chiarezza e che vorrei provare a collegare. Il direttore del Tirreno Manfellotto rispondendo a un intervento dell´assessore Conti e una intervista del presidente della Toscana Martini contestava l’affermazione del presidente della regione che «dieci-venti anni fa nessuno osteggiasse piani e progetti per i quali invece si protesta oggi con sindaci e assessori che li hanno ereditati e che stanno correndo ai ripari con nuovi strumenti urbanistici».

Davvero i sindaci di oggi hanno ereditato i silenzi del passato? Provate a chiederlo al sindaco di Vecchiano che oggi grazie a chi osteggiò – eccome - lo scempio dei Salviati, oggi ha un parco che gli permette senza troppe ambasce di dire no all’Ikea e dintorni. Non solo certi progetti furono osteggiati ma consentirono di mettere in atto misure e interventi fortemente innovativi a partire dai parchi, dal piano Cervellati e via dicendo. La Toscana felix di cui si parla anche troppo e sovente a sproposito si fece le ossa allora e non limitandosi a protestare. Se oggi emergono varie magagne è probabilmente perché si è indebolita la capacità di programmazione.

Del resto qualcuno sa spiegare perché tutto ruota ancora intorno a progetti di villette più o meno compatibili ed è fortemente appassita la capacità di ragionare su piani e progetti ambientalmente sostenibili?
Possibile che non si colleghi la situazione sempre a rischio dell’Elba con la mancanza di una programmazione seria imperniata soprattutto anche se non unicamente su quel parco nazionale?.

Il secondo elemento che vorrei richiamare e che mi pare strettamente connesso al primo è un articolo sulla cronaca fiorentina di Repubblica dell’11 giugno di Massimo Morisi. Si rivendica e si auspica «una intensa e duttile partecipazione civile …capace di costruire un nuovo e concorrenziale mercato dell’innovazione territoriale»; con i Comuni finalmente incardinati nel loro ruolo di pubblici poteri, che dettano con i loro piani contenuti strategici, regole e garanzie procedurali etc et. Da soli?

Nell’articolo tutto comincia e finisce con i comuni. E gli altri? Le province, la regione, i parchi, le autorità di bacino con quei progetti concorrenziali e competitivi ( anche l’uso dei termini lascia un po’ così) cosa fanno. Senza di loro che programmazione è e che urbanistica è. Davvero il Pit, il Pra avranno un futuro schiacciato sulla dimensione locale, sulla mancata integrazione di territori più ampi che spesso non coincidono neppure con i confini amministrativi e che proprio per questo richiedono quelle pianificazioni di area vasta e speciale (termine pressochè scomparso) – vedi per tutti i parchi e i loro piani? Si ha idea o lo si è dimenticato cosa hanno significato quei piani per quella partecipazione civile che oggi si invoca un po’ retoricamente e soprattutto per la capacità dei comuni piccoli e meno piccoli di collaborare, aggregarsi etc? Quei piani in questi mesi sono spariti totalmente dalla scena e vanno ricercati a ‘Chi l’ha visto?’.

Non dice nulla che le forze politiche anche di governo affaccendate evidentemente in tutt’altre faccende stiano zitte? Ho letto sul Tirreno l’intervento di un dirigente dei Ds di Grosseto; una vera mosca bianca di cui mi rallegro. Ma quanti hanno taciuto e tacciono anche in presenza di mostri come l´Ikea. E qualcuno che parla – pochi - lo fanno magari a sproposito. E vengo al terzo elemento apparentemente scollegato e lontano dai due aspetti richiamati.

L’8 e 9 giugno al Festival dell’Editoria ambientale alla Stazione Leopolda di Pisa si è tenuta prima l’assemblea nazionale di Federparchi e poi la tavola rotonda con Pecoraro Scanio, Realacci e molti altri. Tema "Per una nuova stagione dei parchi" in vista della terza conferenza nazionale dei parchi preannunciata dal ministero dell’ambiente per l’aprile del prossimo anno.
Cosa c’entra? C’entra eccome specie per noi toscani che non possiamo certo pensare ad una nuova stagione dei parchi senza farci carico di una nuova capacità di governo territoriale all’insegna di politiche sostenibili e non certo sulla scala meramente comunale e locale. Visto che stiamo mettendo mano alla vecchia legge regionale sulle aree protette per rivederla in più d’un punto vogliamo ricondurre anche il nostro discorso sulla Toscana a obiettivi e scadenze un po’ meno edilizie?

Torna all'archivio