[14/06/2007] Consumo

La zootecnia industriale mette in pericolo la biodiversità degli animali d’allevamento

ROMA. La zootecnica su scala industriale si basa su una varietà limita di razze e per la Commissione sulle risorse genetiche per l’alimentazione e l’agricoltura della Fao «rappresenta la maggiore minaccia alla diversità degli animali d’allevamento del mondo».
L’aumento continuo della domanda di carne, latte ed uova viene sostenuta da animali con alto rendimento e allevati in modo intensivo. Secondo il rapporto “The State of the world’s animal genetic resources for food and agricolture” che ha raccolto dati su 169 paesi, «il problema è aggravato dalla facilità con cui oggi il materiale genetico può circolare nel mondo».

Alexander Müller ha fatto un allarmato intervento in Commissione: «Nei prossimi 40 anni – ha detto - la popolazione mondiale aumenterà, e si prevede passerà dagli attuali 6.2 miliardi a 9 miliardi, con la crescita localizzata principalmente nei paesi in via di sviluppo. Dobbiamo incrementare la diversificazione delle nostre fonti alimentari mantenendo e sviluppando il più ampio portafoglio possibile di risorse genetiche, che sono vitali ed insostituibili. Il riscaldamento globale rappresenta un’ulteriore minaccia, mettendo maggiore pressione sulla biodiversità. Ma proprio per questo abbiamo bisogno di queste risorse genetiche, affinché l’agricoltura possa riuscire ad adattarsi al cambiamento climatico».

Questa prima analisi complessiva sulla biodiversità del bestiame e sulla capacità gestire le risorse genetiche animali autoctone dimostra che rimane poco tempo per intervenire: negli ultimi 7 anni si è estinta una varietà animale al mese di razze bovine, ovine, caprine, suine, equine ed avicole.
L’erosione genetica è probabilmente ancora più ampia, perché mancano i dati per molte aree del mondo e anche la selezione spinta, con l’uso di pochi riproduttori, sta impoverendo la diversità genetica nelle specie ad alto rendimento.
Per Irene Hoffmann, responsabile del servizio di produzione animale della Fao, «Una gestione efficiente della diversità genetica animale è essenziale per la sicurezza alimentare del pianeta, per lo sviluppo sostenibile e per le condizioni di vita di milioni di persone. Anche se talvolta meno produttive, molte varietà a rischio di estinzione hanno caratteristiche uniche, ad esempio maggiore resistenza alle malattie o tolleranza a condizioni climatiche estreme, di cui le generazioni future potrebbero aver bisogno per affrontare sfide come il cambiamento climatico, il sorgere di epidemie animali ed una maggiore domanda di prodotti animali».

Per 10 mila anni l’umanità ha selezionato bestiame adattabile, soprattutto in ambienti difficili, dove coltivare la terra era più difficile, ma dalla metà del secolo scorso, le razze ad alto rendimento di discendenza europea, si sono diffuse in tutto il mondo, soppiantando quelle tradizionali. Le mucche Holstein-Friesian sono ornai presenti in almeno 128 Paesi ed in tutte le parti del mondo, ma ormai in tutto il mondo si possono trovare la Jersey; i maiali Duroc, Landrace e “Large white”; le capre Saanen e le galline rosse Rhode Island e Leghorn. In Europa e Nord America ormai la diversità genetica è quasi un ricordo, ma anche i paesi in via di sviluppo si sono avviati rapidamente sulla nostra strada e registreranno la maggiore perdita di diversità di razze. In Vietnam le scrofe indigene sono calate del 72% rispetto al 1994, delle 14 varietà locali, 5 sono minacciate, 2 in stato critico e 3 in via d’estinzione. L’introduzione della pecora Dorper In Kenya, ha portato quasi alla scomparsa della pecora di razza Red Masai”.
Ma la difesa della biodiversità zootecnica richiederebbe personale qualificato e mezzi tecnici che nei Paesi poveri di solito non ci sono: 48% non ha programmi nazionali di conservazione in vivo, il 63% non ha la possibilità di conservare embrioni, semi o altro materiale genetico.

«Dovremo essere pronti ad aiutare i paesi in via di sviluppo o in transizione a caratterizzare, conservare ed utilizzare le proprie razze di bestiame - dice Clive Stannard, della Commissione per le risorse genetiche Fao - Si dovrà provvedere ad istituire dei quadri di riferimento a livello nazionale ed internazionale per assicurare un accesso ampio alle risorse genetiche animali ed una condivisione equa dei benefici che da esse derivano».

Torna all'archivio