[14/06/2007] Comunicati

L’agricoltura intensiva uccide gli uccelli dei campi

LIVORNO. Il vero nemico degli uccelli dei campi è l’agricoltura intensiva che ha dimezzato in 25 anni gli ambienti agricoli tradizionali in Europa. Per uno studio della Lipu è questa la causa della rarefazione, fino alla sparizione di specie prima molto numerose come allodola, passera mattugia, strillozzo, rondine e balestruccio.

Lo studio fa parte del pan european common bird monitoring schemes elaborato dall’European bird census council, da BirdLife international, dalla Royal society for the protection of birds e da Statistic Netherlands, che ha raccolto i dati di 20 Paesi europei dal 1980 al 2005, analizzano l’andamento delle specie diffuse sul territorio. Le 33 specie agricole prese in esame soffrono più delle altre: «in media – spiega la Lipu - sono infatti calate del 44%. Per gli uccelli delle foreste, la diminuzione, nello stesso periodo di tempo a livello europeo, è stata pari al 9%. Le zone più colpite dal calo di specie sono state le foreste boreali del Nord Europa, investite dallo sfruttamento intensivo del legname».

In Italia la diminuzione delle specie agricole è molto marcata (-10%). Le specie più colpite sono la rondine (-3,8% in media annua), il balestruccio (-4,4%), il beccamoschino (-4,9%), il saltimpalo (-5%), l’allodola (-2,8%), l’averla piccola e la ballerina bianca (-3,2%), i passeri (-6,1% per la passera d’Italia e -2,7% per la passera mattugia) e lo storno (-6,8%).

Per Patrizia Rossi, responsabile agricoltura Lipu «I nuovi dati a disposizione dimostrano gli effetti negativi su habitat e specie provocati da decenni di politiche agricole europee insostenibili. Chiediamo all’Europa di approfittare dell’annunciata revisione di medio termine della Pac, la “health check” che si terrà nel 2008-2009, per avviare finalmente una politica che tuteli e valorizzi un’agricoltura di qualità, estensiva e rispettosa della biodiversità, anche tramite il rafforzamento del secondo pilastro della Pac, costituito dallo sviluppo rurale. Una politica - conclude Rossi – che disincentivi inoltre le pratiche agricole insostenibili per l’ambiente».

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