[19/06/2007] Comunicati

Un´altra comunicazione ambientale è possibile

LIVORNO. A settembre il centro storico di Massa ospiterà la prima edizione di Ecomeeting, un evento “diffuso”, pensato e organizzato all’interno del master in comunicazione ambientale dell’università di Pisa (facoltà di Lettere), guidato dal direttore Carlo Da Pozzo. Saranno tre giorni dedicati interamente a sviluppare un dibattito intorno alla necessità di una nuova comunicazione scientifica, lontana dai catastrofismi e dalle approssimazioni che spesso ottengono l’effetto contrario nell’opinione pubblica.

Professor Da Pozzo, perché un evento dedicato alla comunicazione e in particolare alla comunicazione scientifica?
«In ambito giornalistico la comunicazione scientifica e ambientale di tipo classico è legata al filone-catastrofi, e ormai lascia il tempo che trova. Il problema è che la ricerca di effetto tipica della comunicazione giornalistica sta prendendo ormai la mano anche a quella scientifica. Ecomeeting è il naturale sbocco del percorso del master in comunicazione ambientale, che mira a formare persone che sappiano comunicare l’ambiente in modo scientificamente corretto, rispolverando e riaggiustando le basi scientifiche sapendole declinare attraverso tutti i mezzi della comunicazione».

La figura che esce dal master in comunicazione ambientale che bisogni va a coprire?
«Formiamo esperti che sappiano comunicare i problemi senza nasconderli o trasformali in minacce che molto spesso non sono reali dal punto di vista scientifico e rischiano di produrre effetto contrario. Quindi dovrebbero lavorare con gli enti, ma ci sono anche diversi privati interessati, perché oggi purtroppo quello che manca è la credibilità. Bisogna rielaborare e riproporre anche il tipo di comunicazione adatta per mantenere la comunicazione in positivo, a livello di soluzione dei problemi. Collegato a questo, ma di diverso genere, anche la scuola Emas che abbiamo attivato da 2 anni e che consente agli studenti di ricevere la qualifica di auditor per i processi di certificazione di qualità ambientale».

Ma i Comuni sono pronti ad affrontare i problemi di carattere ambientale o preferiscono tenerli nascosti il più a lungo possibile?
«Purtroppo quasi sempre accade che si aspetta l’esplosione della notizia e quindi il problema diventa catastrofe. Io credo sia l’effetto di un’eredità del passato, basta vedere gli esempi nel campo dell’igiene urbana: appena si sente la parola “discarica” nasce subito il comitato, e appena c’è il comitato qualsiasi colloquio diventa scontro politico. I problemi ambientali non sono mai stati affrontati in modo propositivo perché c’è poca conoscenza della soluzione positiva dei problemi. La discarica o l’inceneritore sono comunque soluzioni – certo non perfette e continuamente migliorabili – al problema dei rifiuti. E così gli esempi potrebbero proseguire a lungo».

Il risultato finale sono i costi del non fare…
«Che sono altissimi e che ricadono sui cittadini. Ma forse allora non c’è solo scarsa conoscenza, mi sa che talvolta le istituzioni preferiscono, per altre ragioni, ignorare l’aspetto positivo cercando solo lo scontro politico, perché altrimenti non si spiega l’inerzia in certi casi clamorosi».

Negli ultimi tempi le questioni ambientali sono comunque sempre più presenti sui media di tutto il mondo. Come giudica questa presenza?
«Come le dicevo, in generale non mi pare che oggi la comunicazione ambientale sia molto scientifica. Le faccio un paio di esempi: la cosiddetta “mazza da hockey” di quel grafico presentato da alcuni scienziati dell’Ipcc (i climatologi Michael Mann, Raymond Bradley e Malcolm Hughes, autori del grafico detto “a mazza da hockey” che mostra come l´ultimo decennio del XX secolo sia stato il più caldo di tutto il millennio, ndr) è una rappresentazione che scientificamente non sta in piedi, però l’hanno trasformata in qualcosa di appetibile per i media. Allo stesso tempo è sbagliato da una parte enfatizzare troppo i 2mila scienziati da tutto il mondo, e dall’altra sparare subito che chiunque è contrario è pagato dalle multinazionali. Stiamo attenti: io non dico certo che i gas serra fanno bene, ma va usata prudenza per argomentarne la necessaria eliminazione, perché nel momento in cui mi accorgo che qualcosa non sta in piedi scientificamente, allora è facile rovesciare tutto. Le faccio un altro esempio: qualche giorno fa si dava notizia di un’isoletta nel Pacifico evacuata per: innalzamento temperatura - scioglimento ghiacci - sommersione. Esiste una legge, quella dei vasi comunicanti, per cui se le cause fossero davvero quelle avremmo dovuto riscontrare per lo meno un analogo innalzamento in tutto l’oceano Pacifico. Invece no, ma nessuno è andato a vedere il contesto dell’isola, la subsidenza, o altri fenomeni che spiegano perché sia stata colpita solo quell’isola. E all’Ipcc purtroppo allo stesso modo si adoprano talvolta argomentazioni false per fare effetto su un pubblico di non addetti ai lavori. A discapito del concetto scientifico della comunicazione».

Nel suo piccolo l’Ecomeeting vuole quindi contribuire a riportare la comunicazione ambientale lungo binari più scientifici?
«Si, infatti si tratta di tre giorni a metà settembre in cui affronteremo temi di tipo ambientale in un’ottica abbastanza diversa, dando cioè un’importanza particolare alla dimensione culturale dell’ambiente, utilizzando quindi canali come l’arte, la letteratura, il teatro, il cinema. Perché riteniamo che sia importante il modo in cui i problemi vengono comunicati: il mezzo artistico è spesso sottovalutato e noi andremo alla ricerca dei segni dell’ambiente, non solo del costruito ma anche dei valori che il costruito significa».

Affronterete anche questioni attuali a livello locale.
«C’è tutta una sezione dedicata a problemi pratici contemporanei, per esempio in apertura di evento svolgeremo un approfondito dibattito sull’impatto turistico sull’ambiente. Anche in questo caso cercando di svolgere in positivo il tema, sottolineando cioè cosa si può fare o cosa si è riusciti a fare. Tra i relatori per esempio ci sarà Jean Pierre Lozato Giotard, Docente alla Università di Paris III Sorbonne Nouvelle, un esperto abituato a risolvere nella pratica i problemi del turismo, rendendo il turismo sostenibile e cancellandone gli eccessi».

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