[20/06/2007] Comunicati

Ocse e linee guida per prodotti sostenibili: ma chi controlla?

LIVORNO. Il 12 giugno 2007 a Parigi il Consiglio Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) ha approvato il nuovo testo dei “Common Approaches on Environment and Officially Supported Export Credits” per la valutazione dell’impatto ambientale dei progetti sostenuti dai governi dei Paesi membri attraverso le Agenzie di Credito all’Esportazione (Ace). Queste nuove linee guida vanno a sostituire le precedenti approvate nel 2003, ottenute grazie anche alle pressioni che da tempo erano svolte nei vari consessi internazionali, da parte del movimento altermondialiasta, che chiedeva la riforma delle Ace.

Le linee guida danno indicazioni alle agenzie di credito all’esportazione (Ace), che sono organismi a controllo pubblico, o misto pubblico - privato, che hanno lo scopo primario di sostenere gli investimenti all’estero delle imprese, assicurandone le operazioni contro il rischio commerciale e politico. Ovvero assicurano le imprese che investono all’estero offrendo garanzie per i loro investimenti ed i loro guadagni nel caso che il paese straniero non rispetti gli impegni presi. In pratica una sorta di privatizzazione dei profitti e socializzazione delle perdite!

In caso di contestazioni, dato che sarebbe assai difficile per una impresa poter citare in giudizio uno stato straniero, è infatti l’agenzia di assicurazione che interviene. Tutti i paesi industrializzati hanno da tempo creato agenzie di questo tipo, assicurazione pubbliche o private ma sempre sotto il forte controllo statale, come in Italia la Sace.

Ma queste agenzie svolgono un ruolo importante anche nell’accumulazione del debito pubblico dei paesi in via di sviluppo, laddove è più frequente la scelta di investimenti che privilegiano il profitto economico a discapito della tutela dell´ambiente e la promozione della giustizia sociale.

Quindi la scelta dei criteri di investimento in quei paesi ha un importanza non irrilevante: a seconda di come viene indirizzata può comportare infatti importanti conseguenze sulle economie dei paesi destinatari, sull´ambiente e sulle condizioni di vita delle sue popolazioni. Ben si comprende pertanto come l’introduzione di criteri ambientali per le operazioni in sostegno al settore privato, insieme a strumenti di trasparenza, controllo ed indirizzo, sia diventato un cavallo di battaglia per la richiesta della riforma delle agenzie di credito all’esportazione ovvero quegli enti spesso pubblici che usano denaro pubblico in sostegno agli investimenti privati ed alle esportazioni di imprese nazionali e che nella gran parte dei casi sono esenti da controllo e dall´applicare criteri ambientali stringenti e qualitativamente elevati.

Le linee guida che sono state aggiornate pochi giorni fa rivedono le regole sulla valutazione degli impatti ambientali e sociali che le Ace devono considerare nella selezione dei progetti da incentivare. Il nuovo documento aggiorna anche gli standard internazionali alle buone pratiche internazionali di riferimento, ovvero tutte le dieci Safeguard Policies di Banca Mondiale o, dove appropriato, i Performance Standards di International finance corporation.

Inoltre per i progetti più sensibili, ovvero quelli con maggiori rischi ambientali, le informazioni, i dati e gli effetti potenziali saranno resi disponibili al pubblico almeno 30 giorni prima della decisione finale sull´impegno finanziario. E gli stati membri dell’Ocse dovranno anche impegnarsi per aumentare la consapevolezza nei paesi non Ocse, che forniscono ai propri produttori credito all´esportazione (per esempio Cina, Brasile e India), dei benefici di una revisione degli impatti ambientali dei progetti che intendono sostenere.

Del resto con il ruolo che svolgono le Ace potrebbero fungere da leva per il trasferimento di tecnologie sostenibili e per un rafforzamento delle loro opportunità di mercato a livello locale e globale nel cammino verso uno sviluppo ecologicamente sano e socialmente giusto. Potrebbero.

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