[20/06/2007] Comunicati

Qualità dello sviluppo, zoomata sui Quars in Toscana

LIVORNO. Sono stati presentati ieri a Roma i Quars (Qualità regionale dello sviluppo in Italia), che ‘Sbilanciamoci!’ redige ormai da 5 anni sulla base di fattori non solo economici, ma tenendo conto di ambiente, sviluppo sostenibile, istruzione, sanità, lavoro e diritti. Si tratta di una possibile alternativa al Pil, uno strumento, secondo le intenzioni della Campagna Sbilanciamoci!, per valutare il benessere e la qualità dello sviluppo nelle nostre regioni, che sia in grado di restituire una fotografia del Paese più accurata di quella che si ottiene utilizzando gli indicatori economici classici basati su una visione quantitativa ed economicista dello sviluppo. La Toscana, come abbiamo detto ieri, è ai vertici di questa classifica (terza) e la Regione ha annunciato che inserirà questi indicatori nel Dpef 2008. I Quars sono divisi in 7 macro-indicatori: il primo (non a caso) è l’ambiente, poi economia e lavori, diritti e cittadinanza, pari opportunità, istruzione e cultura, salute, partecipazione.

Zoomando sull’indicatore Ambiente (valutazione dell’impatto ambientale che deriva dalle forme di produzione distribuzione e consumo e buone prassi intraprese per mitigare i relativi effetti), il rapporto riguardo alla Toscana spiega: «Il risultato complessivo del macro indicatore ambiente si colloca al disopra della media delle regioni. Dal lato dell’impatto si rilevano due valori che necessitano un miglioramento: il livello di emissioni di CO2 e il numero di illegalità ambientali che, benché in calo negli anni, colloca ancora la Toscana al tredicesimo posto.

Dal lato delle pratiche resta da migliorare la quota di superficie regionale protetta e le misure per una mobilità sostenibile. D’altro canto c’è nella regione una buona diffusione della pratica della raccolta differenziata e dell’agricoltura biologica, oltre che una diffusione delle pratiche innovative di eco management».

Ma quali sono gli indicatori usati per costruire un indice sintetico per la qualità ambientale? Qui, non ce ne vogliano quelli di Sbilanciamoci!, un po’ casca l’asino. Pur riconoscendo le difficoltà di fare un lavoro di questo tipo, le dieci variabili considerate hanno dei limiti evidenti. Ma andiamo nel dettaglio: la prima è la densità di abitanti ed è effettivamente utile; la seconda è il livello di illegalità ambientale (ecomafia) che sintetizza tre indici elaborati da Legambiente: reati contro il patrimonio ambientale e naturale, abusivismo edilizio, illegalità legata al ciclo dei rifiuti. Su questo secondo punto, lo abbiamo detto tante volte, si tratta di un indicatore almeno parziale. Basti vedere che cosa va a finire sotto il termine ecomafia, nel bene e nel male: ovvero la cattiva gestione dei rifiuti si valuta anche attraverso quanti reati in materia vengono commessi, ma solo se la si mette in relazione ad esempio alla dotazione di impianti (carente in Toscana) dove effettuare un corretto smaltimento e i controlli alla fonte (carenti anche questi), ovvero alle imprese che li producono.

Terza variabile l’utilizzo di fertilizzanti in agricoltura; quarta, qualità dell’aria; quinta, mobilità; sesta, aree protette; settima, raccolta differenziata; ottava, produzione di energia da fonti rinnovabili; nona, agricoltura biologica, decimo, l’eco-management. E anche su quest’ultimo punto qualcosa c’è da dire. L’indicatore, anch’esso elaborato da Legambiente, tiene conto «di molte buone pratiche dell’amministrazione locale dalle mense biologiche all’attuazione dell’Agenda 21 locale, alla presenza dell’energy manager e del mobility manager». Ora su quest’ultima figura indagheremo, sull’energy manager invece abbiamo già indagato. E i risultati sono a dir poco deludenti (vedi le nostre inchieste) con ruoli affidati a dipendenti che, nella stragrande maggioranza, non hanno alcuna indicazione sul lavoro da svolgere e senza obiettivi. (tranne i pochi casi virtuosi segnalati).

La Toscana, tornando alla valutazione generale dei Quars, è terza nella classifica assoluta. Rispetto al Trentino e l’Emilia Romagna – dicono nel rapporto - mostra una situazione nel complesso più equilibrata con l’unica eccezione di una grave carenza nell’indicatore diritti e cittadinanza. Stupisce infatti, se confrontato con il contesto che si delinea per questa regione, il risultato in termini di diritti e inclusione: la Toscana è addirittura quindicesima, perdendo due posizioni rispetto al Quars 2006. Tale risultato è determinato da quattro risultati negativi: il numero di sfratti (oltre 2 ogni 1000 famiglie contro una media nazionale di 1.8); l’assistenza sociale ad anziani, tossicodipendenti e minori, per cui ottiene un punteggio di 30 su 100, la tredicesima posizione; un numero relativamente basso di cooperative sociali di tipo B, la quindicesima posizione; e l’integrazione dei migranti. Qui la regione ottiene un punteggio molto basso soprattutto a causa dello scarso numero di permessi familiari concessi per motivi di ricongiungimento familiare e di conseguenza in rapporto al numero di soggiornanti stranieri. Per tutti gli altri macro-indicatori la Toscana non scende mai sotto la quinta posizione.

Nel macro indicatore economia è l’unico per cui la Toscana ottiene la prima posizione. Oltre a una buona prestazione in termini occupazionali e di stabilità del posto di lavoro (cosa che accomuna molte regioni del Centro-Nord), ciò che distingue la regione è la minore concentrazione del reddito, che quindi viene ridistribuito in maniera più egualitaria e che garantisce una bassa incidenza della povertà. Passando alla sanità e all’istruzione il contesto regionale è molto positivo. Sul fronte della cultura si nota una spesa media annua in teatro e musica sostanzialmente più alta della media e una grande diffusione di cinema nei piccoli centri.

Nel macro-indicatore relativo alle pari opportunità, la Toscana viene quest’anno superata dalla Valle d’Aosta, collocandosi al secondo posto. Infine, la regione registra alti tassi di partecipazione alla società civile e alla vita democratica. Il 14% della popolazione ha partecipato a riunioni di volontariato, di associazioni ambientaliste o per i diritti civili, un dato tuttavia in lieve calo; sul territorio vi è una buona presenza di difensori civici (la media è di 1.25 ogni 100 mila abitanti contro una media nazionale di 0.64) e l’affluenza alle urne alle elezioni del 9-10 aprile 2006 è stata di oltre l’87% degli aventi diritto.

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