[28/06/2007] Comunicati

Basta Pil!

LIVORNO. Le statistiche ufficiali sono in disgrazia. Attacca così il pezzo del Sole24Ore di oggi dell’inviato dal forum Ocse di Istanbul sul quale ci pare interessante riflettere dal punto di vista della metacomunicazione. Dai dati emersi dal secondo forum mondiale su “Statistiche, conoscenza e politica”, emerge infatti che in media nell’Ue a 27 meno della metà degli intervistati (oltre 26mila) “tende a fidarsi delle statistiche ufficiali” e il 40% “tende a non fidarsi”.

Secondo l’indagine inoltre, nonostante il 70% ritenga che i dati siano importanti - in particolare Pil, tasso di disoccupazione e inflazione - proprio sul Pil meno del 3% in Europa ha saputo fornire indicazioni corrette (anche se c’era una ‘tolleranza’ consentita nelle risposte del 10%). Gli italiani sono scettici rispetto alle statistiche più o meno come la media degli europei, mentre scendono in classifica sulla conoscenza delle dinamica del Pil.

D’altronde, scrive sempre il Sole, solo il 13% si dichiara interessato alle questioni economiche e non stupisce (ma deve far riflettere) che in cima alla lista ci siano nell’ordine sport, spettacoli (e loro stelle), politica, ricerca scientifica e materie artistiche e culturali. Questi dati si possono leggere in tanti modi. Si può ad esempio osservare che c’è qualcosa che non torna se si mette a confronto il bombardamento mediatico che c’è quotidianamente sul Pil e quanto poco invece arrivi e resti nel patrimonio conoscitivo delle persone.

C’è forse anche un problema di percezione su quello che si ritiene essere importante da dare come notizia e quale sia invece la reale percezione dei lettori o dei fruitori dei mezzi di comunicazione. Si potrebbe anche leggere come un certo disimpegno da parte della gente nei confronti delle materie economiche e della politica, vada poi a cozzare con le tante richieste di maggiore coinvolgimento della base nei processi decisionali. Oppure il contrario, ovvero che questo disinteresse sia figlio di una sfiducia generale su tutto e su tutti.

E ancora, non sarà che magari ci sono troppe statistiche e troppi analisti che le interpretano e che poi confondono invece di semplificare? Difficile districarsi da questa giungla che potrebbe anche essere letta con un eccesso di informazione dalla quale – come reazione – le persone si allontanano per evitare di affogare. Con il rischio che qualcuno approfitti anche di questo per continuare a distogliere l’attenzione dalle cose importanti o che si vogliono far passare sotto silenzio.

La questione è complessa. Perché gran parte delle scelte che vengono fatte dai governi si basano proprio sulle statistiche. E dal punto di vista ambientale, lo abbiamo detto più vlte, ne servirebbero di nuove e di migliori (oltre al fatto che neppure quelle che ci sono vengono considerate, vedi quelle sui flussi di materia) proprio per avere indicatori attraverso i quali misurare la sostenibilità. Ma se la fiducia della gente sta davvero crollando nelle statistiche che succede? Dobbiamo allora, semplificando, sfruttare sempre di più i testimonial (magari dello sport, visto che quelli dello spettacolo sono già inflazionati) per divulgare qualunque tipo di notizia? Non contano più i numeri, quelli famosi che parlavano da soli senza tanti commenti?

Per una deriva che non si sa dove porterà, una notizia che invece ci pare vada esattamente nella direzione opposta. Anche se apparentemente può sembrare altra cosa. Il Manifesto di oggi pubblica una pagina sul rapporto tra giornalismo e scienza. Si tratta del programma Eicos che è rivolto ai giornalisti scientifici. Semplificando, l’obiettivo è quello di preparare meglio i giornalisti facendoli partecipare agli esperimenti. Così da riuscire a fondare le capacità divulgative di chi “fa informazione” con un maggiore rigore scientifico. L’esatto contrario di quanto accade ad esempio nelle redazioni dei quotidiani generalisti, dove tutta una serie di concause impone ritmi e capacità da tuttologi che poi si ripercuotono drammaticamente sulla qualità dell’informazione stessa. E la sostenibilità nel suo complesso è proprio materia che non si può permettere la superficialità ma che deve e può basarsi solo sullo studio e sull’approfondimento.

Quello a cui assistiamo giornalmente è invece troppo spesso un intreccio di notizie in cortocircuito tra di loro che invece di informare confondono e dove è il sensazionalismo a farla da padrone. E se in una pagina si dice che le città affogano nello smog e si chiede aiuto al governo, e in quella accanto si spara contro un’amministrazione che ha approvato un parco eolico, non se ne accorge nessuno.

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