[02/07/2007] Rifiuti

Prato, cosa c´è dietro il primato europeo nella raccolta della carta

LIVORNO. Il dodicesimo rapporto del Comieco, il consorzio nazionale per il recupero e il riciclo degli imballaggi a base cellulosica, incorona la città di Prato come regina europea della raccolta di carta e cartone: 174,3 chili all’anno per abitante sono il record del vecchio continente, anche se bisogna dire che tutto il sistema Italia appare messo piuttosto bene, se è vero che oggi nel nostro Paese vengono raccolti 2,5 milioni di tonnellate di carta e cartone che rappresentano il 66% del totale (con un aumento percentuale rispetto al 2005 del 7,4 e con una media per abitante di 38 chili all’anno).

«In effetti a leggere quelle statistiche ci stiamo un po’ montando la testa – ammette il presidente dell’Asm di Prato Adriano Benigni - però bisogna dire che abbiamo lavorato molto su carta e cartone perché la nostra area si prestava bene: gli imballaggi cellulosici sono la frazione più importante della nostra area e poi diciamocelo…. È anche la frazione meno costosa da raccogliere e da recuperare….».

A proposito di recupero, dove va a finire la carta raccolta a Prato?
«Vanno direttamente alle cartiere di Lucca indicate da Comico, perché il rapporto è con loro».

Anche il processo di riciclo della carta però produce scarti: fanghi di cartiera e pulper sono il rifiuto da rifiuto…
«Questo è un problema di tutte le raccolte differenziate, perché un conto è fare la raccolta, un conto è il riciclo. Anche gli accordi regionali dove si prevede il 55% di raccolta differenziata nell’area metropolitana, calcolano in un 10% complessivo quello che andrà nuovamente a costituire rifiuto».

Che cosa va fatto del rifiuto prodotto dal riciclo?
«Noi diciamo sempre che tutto quello che è recuperabile è bene recuperarlo, anche sotto forma di energia, ovviamente con le più ampie garanzie per la sicurezza e la salute. Le difficoltà maggiori nel governo del ciclo dei rifiuti ce le hanno le aree dove gli impianti non ci sono».

Il ruolo del Comico e degli altri consorzi aderenti al Conai è stato fondamentale per lanciare la cultura della raccolta differenziata, che seppur a macchia di leopardo sembra ormai diffusa in tutta Italia. Non pensa che oggi questi consorzi dovrebbero evolversi per andare a controllare l’intera filiera del riciclo, che molto spesso per alcune tipologie non trova reali sbocchi sul mercato?
«Qui bisogna vedere con attenzione la situazione. Credo che il Conai e tutti i consorzi che aderiscono devono puntare essenzialmente a sostenere le iniziative che vanno nella direzione di una spinta alla raccolta differenziata. Poi dopo, la questione del riciclo dipende molto dai rapporti tra Conai, le nostre associazioni e i comuni, perché la titolarità ce l’hanno loro.E’ indubbio che il sistema debba essere riaggiornato sulla base dell’evoluzione normativa, ma anche della pratica prettamente operativa».

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