[03/07/2007] Comunicati

Meno ghiacciai e neve sulle alpi: in pericolo turismo e biodiversità

LIVORNO. Chiude oggi a Saint Vincent il workshop su cambiamenti climatici e ambienti nivo-glaciali (vedi greenreport di ieri), terza tappa del percorso che porterà alla conferenza nazionale cambiamenti climatici 2007 e Roberto Caracciolo, capo del dipartimento ambiente e metrologia ambientale dell’Apat, ha spiegato che «Definire le strategie di adattamento è l’obiettivo della conferenza nazionale in programma a Settembre, dove adattamento non significa arrendersi, ma piuttosto cercare un equilibrio con un pianeta che evolve. Lo scopo dell’evento nazionale è la definizione di un decalogo delle strategie da adottare e da inserire nella prossima finanziaria».

Particolare interesse ha destato l’intervento di Luca Mercalli, della società meteorologica italiana: «Sulle Alpi, nel corso degli ultimi 150 anni, il 50% della superficie glaciale è scomparsa a causa dell’aumento della temperatura di circa 1 grado e della diminuzione delle precipitazioni nevose- ha spiegato il noto metereologo della trasmissione “che tempo che fa” di Fabio Fazio - Ad esempio, il ghiacciaio di Moncorvè ( Gran Paradiso) e di Indren ( Monte Rosa) mostrano una situazione estremamente differente da quella a cui si era abituati; nel ghiacciaio di Indren non è più possibile, praticare lo sci estivo , mentre quello di Lys dal 1812 è arretrato di 1,5 Km. Anche i bilanci di massa delineati su serie storiche più brevi, risultano ovunque negativi specialmente nel sud delle Alpi. Nel 2003 (caldo record estivo in assoluto) si sono registrate perdite fino a tre metri di superficie glaciale. Ne risentiranno pertanto maggiormente la produzione di energia idroelettrica e il turismo alpino invernale ed estivo. Nel corso dei prossimi 50 anni – ha stimato Percalli - con un aumento di temperatura di due/quattro gradi in Svizzera, Paese a maggiore concentrazione di ghiacciai nelle Alpi, si perderà il 75% di superficie glaciale esistente. Nel Canton Ticino, in una situazione ambientale e territoriale simile a quella italiana, si potrebbe perdere addirittura il 100% dei ghiacciai».

E’ toccato a Francesco Bosello del Centro euro mediterraneo sui cambiamenti climatici prospettare scenari ed ipotesi: «E’ possibile prevedere gli effetti economici degli impatti climatici. Uno dei settori più danneggiati dall’incremento della temperatura è quello turistico estivo ed invernale, il turismo montano rappresenta la terza fonte economica nazionale indotta. E’ possibile prevedere che, con l’incremento di temperatura previsto, nel 2030 ci sarà una riduzione del flusso turistico straniero del 4% in Valle d’Aosta, del 14% nel Trentino Alto Adige e del 15% in Friuli Venezia Giulia. In termini economici – ha sottolineato Bosello – ai prezzi del 2005 si sarebbero persi rispettivamente 15 milioni di euro in Valle d’Aosta e 500 milioni di euro in Trentino. Inoltre, se effettivamente si realizzerà un aumento di temperatura di 4 gradi solo il 18% degli impianti di risalita attualmente in funzione sarà affidabile, cioè in grado di garantire almeno 30 cm di neve per 100 giorni l’anno, determinando una notevole perdita economica sul turismo invernale, che rappresenta una fonte economica oltre il 60% dell’indotto turistico nell’intero arco Alpino».

Ma il problema non è certamente solo economico, i cambiamenti climatici mettono a rischio anche la grande e fragile biodiversità dell’arco alpino: «Occorre sottolineare che gli ecosistemi e le specie alpine sono particolarmente minacciate, con il 30% di rischio di estinzione a fronte di un tasso di incremento di temperatura anche inferiore a 3 gradi centigradi – ha detto la naturalista Chantal Treves - Diventa pertanto imperativo attivare politiche integrate di adattamento che introducano, nella gestione del territorio e quindi nei piani e nelle valutazioni ambientali territoriali, un riferimento agli scenari di proiezione del cambiamento climatico e azioni mirate a rafforzare la capacità delle specie e degli ecosistemi di resistere».

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