[04/07/2007] Rifiuti

Amianto, bonifiche, Enel e smaltimento...in Germania

LIVORNO. Nella zona geotermica delle colline intorno a Larderello prosegue da parte di Enel la bonifica dall’amianto, fino ad alcuni decenni fa abbondantemente utilizzato per la coibentazione di tubazioni, condotte e vapordotti. L’Enel ha a disposizione un budget di 20 milioni/anno e l’ingegner Parri, che si occupa di tutta l’operazione, stima che l’80% del totale dei manufatti in amianto sia già stati rimosso e inviato a smaltimento.

Già, lo smaltimento. L’Enel spiega di avere un contratto con una azienda autorizzata a ricevere l’amianto, ma dove poi materialmente questo vada a finire non interessa certo all’Enel, che già paga profumatamente per liberarsi dagli scomodissimi sacconi da 25 chili l’uno, limitandosi a dire che saranno portate in discariche autorizzate.

E neppure la popolazione della zona è ovviamente interessata dal viaggio al quale sarà sottoposto l’amianto che fino a pochi anni fa correva in lungo e in largo attraverso tutte le colline metallifere. Si preoccupano casomai, dell’amianto che in attesa di essere portato via, resta stoccato in aree all’aperto transennate, col rischio secondo loro che alcune fibre possano disperdersi nell’ambiente. E si preoccupano delle richieste dei lavoratori del riconoscimento di esposizione all’amianto, per i quali esistono già norme e stanziamenti assai più imponenti (anche se comprensibilmente mai sufficienti) rispetto a quelli riservati alle bonifiche.

Così che, una volta tanto che si fa prevenzione, prevenendo possibili future malattie dei cittadini esposti all’amianto che passa vicino alle loro case, la questione passa in secondo piano e viene circondata da polemiche.

Parlavamo dei big bag, i sacconi da 25 chili di amianto portati via un po’ alla volta dalla zona di Larderello. Vanno diritti in Germania, o comunque nel nord Europa, dove cave e discariche sono autorizzate a stoccare l’amianto, perfettamente “ingabbiato” in modo da escludere qualsiasi contatto con l’ambiente circostante. I tedeschi questa ospitalità se la fanno pagare cara. Così da tutta Italia, non solo da Larderello, ogni giorno partono innumerevoli tir carichi di amianto che intasano le nostre strade, che consumano benzina e che emettono gas serra e nanopolveri nell’aria. Tutto perché in Italia non esistono discariche autorizzate per l’amianto o ce ne sono pochissime e piccolissime.

Come il modulo che è stato realizzato per esempio all’interno di una discarica in provincia di Arezzo, o come il modulo che dovrebbe essere realizzato nella ex cava viti, a cavallo tra le province di Massa Carrara e Lucca. Perché la regione Toscana, avrebbe addirittura un Piano ad hoc che indicherebbe per ogni discarica la realizzazione di un modulo destinato ad accogliere questo tipo di rifiuti. Avrebbe… dovrebbe… sarebbe.....indicherebbe.

Perché anche a Montignoso, da quando è stato annunciata la decisione di ospitare l’amianto nella ex cava Viti, si sono scatenate le proteste, spalleggiate politicamente da chi ha poco da perdere (le minoranze), ma guardate con timorosa attenzione anche da chi ha molto da perdere (la maggioranza). Come avviene sempre in questi casi: è più facile l´irresponsabilità condivisa della "responsabilità condivisa".

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