[06/07/2007] Parchi

Aree protette marine alla deriva

PISA. Che il ministero dell’ambiente avesse voluto
aggiungere il mare tra i suoi compiti istituzionali l’avevamo considerato un fatto positivo. Speravamo infatti –tanto per fare un esempio- che le aree protette marine potessero finalmente uscire dallo stato penoso in cui si trovano da troppi anni per una gestione che più che fallimentare è indecorosa. E lo è soprattutto in rapporto alle altre aree protette che pur cariche di problemi funzionano.

Come toscani poi speravamo che si chiudesse dopo decenni il capitolo della Meloria ma anche dell’area a mare dell’ Arcipelago Toscano che si trascina anch’essa stancamente tra polemiche assai poco appassionanti. Il tutto anche per dare un senso più chiaro e concreto alla partenza del Santuario dei cetacei. Questo e molto altro insomma ci aspettavamo dopo tante delusioni dal ministero.

Ed ecco che l’Ansa ci informa che il ministro dell’ambiente ha firmato i provvedimenti che affidano la gestione temporanea delle aree marine protette delle Isole Egadi,Capo Gallo-Isola delle Femmine e dell’Isola di Ustica all’Apa (Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici) in attesa che si chiarisca la corretta interpretazione delle norme relative agli affidatari della gestione stessa. Il tutto naturalmente –ci mancherebbe- in via transitoria.

Per chi non lo sapesse o lo avesse dimenticato Ustica per molti anni è stata l’unica area marina protetta insieme alla piccolissima Miramare a funzionare ed era gestita dal comune. Per le altre si erano fatte varie ipotesi e sottoscritti in qualche caso protocolli poi saltati, mai comunque si era fatto lo sola cosa ragionevole e coerente con la legge e cioè affidarne la gestione (come a terra) alle istituzioni tutte e non come ora che se c’è il comune quasi sempre manca la provincia e così via.

Anziché imboccare e finalmente questa strada –l’unica conforme alla legge ma anche in grado di funzionare- ecco la bella sorpresa. Anziché alle istituzioni la palla passa al ministero e all’Apat che tra i tanti suoi compiti non ha certo quello di gestire le aree protette né marine né terrestri. Come si vede non si sta facendo molto onore alla nuova gestione marina del ministero dell’ambiente, il mare resta agitato e pessimamente gestito all’insegna della più rovinosa separazione dove invece ci vorrebbe il massimo di integrazione sia istituzionale che ambientale. Non è certamente questo il modo migliore per preparare la nuova conferenza nazionale dei parchi.

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