[13/07/2007] Acqua

Ripubblicizzazione dell´acqua, Fattori: «La Toscana può diventare un laboratorio»

FIRENZE. Sono esattamente 406.626 le firme di cittadini che hanno sottoscritto la proposta di legge nazionale di iniziativa popolare per la ´´ripubblicizzazione´´ del servizio idrico, che sono state consegnate nei giorni scorsi da una delegazione del “Forum italiano dei movimenti per l´acqua” al presidente della Camera Fausto Bertinotti, che ha apprezzato l’iniziativa invitando le istituzioni alla massima attenzione. Il Movimento per l’acqua ora continua la sua battaglia chiedendo da subito un forte impegno affinché la proposta di legge venga immediatamente calendarizzata alla commissione ambiente di Montecitorio e inizi senza indugi il proprio iter legislativo.

Abbiamo chiesto a Tommaso Fattori, esponente di spicco del Forum italiano dei movimenti per l’acqua, di darci, a mente fredda, le sue impressioni su questa esperienza. «Sappiamo che abbiamo compiuto solo un primo passo - introduce Fattori- ma permettetemi ancora di sottolineare la straordinaria esperienza della campagna di raccolta firme, che in sei mesi ha attraversato e prodotto iniziative in ogni angolo del Paese. Siamo riusciti, con una ormai rara operazione di massa, a coinvolgere, sensibilizzare ed informare centinaia di migliaia di cittadini, oltre il numero di quelli che hanno poi firmato, e siamo riusciti a tenere ben saldo un movimento fatto di varie culture ed esperienze ma che aveva ed ha un obiettivo comune».

Circa 40.000 firme provengono dalla Toscana. Siete soddisfatti?
«Non ci credevamo neppure noi. Dopo lo sforzo compiuto due anni fa per la raccolta di firme per la proposta di legge regionale sullo stesso tema, era molto difficile riuscire a coinvolgere nuovamente i cittadini. Invece la risposta è stata straordinaria, siamo riusciti a raccogliere più o meno lo stesso numero di firme».

E ora che succede?
«Intanto chiediamo che la proposta venga discussa e si avvii l’iter che porta alla ripubblicizzazione del servizio idrico ma nel contempo è necessario avviare una fase di sperimentazione dove la Toscana potrebbe essere protagonista, questa volta in positivo».

Ci spieghi meglio.
«Si potrebbe istituire un laboratorio che mostri in concreto come funziona un nuovo modello di gestione pubblica, “partecipata” dai cittadini e dai lavoratori, in cui si tutela la risorsa e la si conserva per le generazioni future. Un modello che sia possibile esportare ed applicare a livello nazionale, un po’ come è successo a Grenoble in Francia, dopo che sono state cacciate le multinazionali. E l’Ato aretino, dove l’affidamento per la gestione scade nel 2008, potrebbe essere quello dove effettuare questa sperimentazione. Del resto da lì siamo partiti con la prima esperienza di privatizzazione: ripartire con un nuovo modello da Arezzo avrebbe anche un significato simbolico forte».

Per tornare all’oggi, anzi all’altro ieri: l’Autorità di ambito del medio Valdarno ha comunicato che aumenteranno le tariffe. Che ne pensa?
«E’ una conferma della bontà della nostra impostazione e che i cambiamenti da attuare sono radicali. Si aumentano le tariffe quando contemporaneamente si riducono i consumi. Ciò dimostra che con il sistema attuale non si premia la tutela e la conservazione della risorsa. E aggiungo: il presidente dell’Autorità di ambito, incrociato in molti dibattiti in questi mesi, ci ha sempre ricordato i “pregi” del modello pubblico-privato che riassumo con una sorta di slogan “il privato gestisce con efficienza ed il pubblico controlla con competenza”. Questi due assunti sono stati entrambi smentiti dallo stesso presidente in alcune interviste che ha rilasciato ieri».

In che senso?
«Intanto si dice che si aumentano le tariffe a causa di errori di valutazione dei manager del soggetto gestore. A pagare sono quindi i cittadini per una gestione privata che si dimostra tutt’altro che efficiente. Il controllo poi non è tempestivo, non individua gli errori sul nascere, ma a posteriori si prende atto di una situazione e si soddisfano le richieste della Spa, con gli aumenti. Non mi pare che questo sia un controllo competente».

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