[13/07/2007] Comunicati
LIVORNO. L’affondamento della nave Don Pedro che ha provocato la fuoriuscita di 150 tonnellate di gasolio che hanno raggiunto le coste di Ibiza, nell´arcipelago spagnolo delle Baleari, una delle più note località turistiche internazionali, riporta all’attenzione la pericolosità dei traffici marittimi del Mediterraneo dove, secondo il Wwf, finiscono illegalmente o per incidenti ogni anno tra le 700 mila .000 e l.500.000 milioni di tonnellate di idrocarburi, 20 mila tonnellate di questi ogni settimana sono dovute ai lavaggi delle petroliere, «in pratica – dicono gli ambientalisti - ogni anno finiscono in acqua 50 volte il quantitativo del disastro della petroliera Erika, spezzatasi nel 1999 al largo delle coste francesi».
Le isole Baleari fanno parte delle 9 aree sensibili che il Wwf ha identificato in base alla
ricchezza della biodiversità presente e per la loro posizione geografica in relazione alle principali rotte petrolifere. Le altre sono il Mare di Alboran, il Santuario dei cetacei, il canale di Sicilia e lo stretto di Messina, l’Adriatico, e isole Ioniche della costa balcanica, il mar Egeo e lo stretto dei Dardanelli, il libico della Cirenaica, la baia di Iskenderun e le acque tra Turchia e Cipro.
Il Wwf ha chiesto all’ Organizzazione marittima Internazionale (Imo) di creare Particularly sensitive seas areas (Pssa), con una apposita regolamentazione apposita che preveda: «il bando delle imbarcazioni a singolo scafo; la creazione di rotte di traffico separate; l´obbligatorietà della sorveglianza satellitare al fine di impedire lavaggi illegali in acque internazionali; l´obbligatorietà del controllo radio come il Vessel Traffic Monitoring System (Vtms) in grado di gestire il traffico marittimo al pari di quello aereo; un pilota esperto a bordo ogni volta che è previsto l´attraversamento di queste aree sensibili».