[17/07/2007] Consumo

Verso il sì dell’Ue alla patata Ogm

ROMA. Nulla di fatto al Consiglio dei ministri europei all’agricoltura sull’approvazione per la richiesta della multinazionale Basf di autorizzazione a coltivare e trasformare in amido per uso industriale una varietà di patata geneticamente modificata (EH92-527-1). Non è bastata una maggioranza semplice, contraria alla patata Ogm, a respingere la richiesta di autorizzazione, e così a decidere sarà la Commissione europea, che ha già annunciato il proprio parere favorevole alla patata biotech.

Per la Coldiretti, sempre più critica con il ministro De Catro, si tratta di «una ulteriore sconfitta dell´Italia, che purtroppo non riesce a costruire solide alleanze in Europa quando si tratta di difendere i consumatori e i primati nazionali nella qualità dai ripetuti tentativi di inquinare i cibi e l´ambiente con organismi geneticamente modificati» La più grande associazione degli agricoltori italiani sottolinea che i consumatori italiani ed europei sono contrari agli Ogm e che secondo un sondaggio Ispo «tre cittadini su quattro (74 per cento) sono convinti che i prodotti contenenti Organismi geneticamente modificati (Ogm) non facciano bene alla salute». La preoccupazione è che a fare le spese degli Ogm in agricoltura sia la produzione agricola nazionale e che, di cedimento in cedimento, venga meno la scelta della tolleranza zero per i rischi di contaminazioni, «la crescente opposizione al biotech nel piatto non è quindi il frutto di una scelta ideologica – sottolinea la Coldiretti - ma economica a tutela dell´impresa per una agricoltura che guarda al mercato e risponde alle domande dei cittadini, che chiedono di consumare alimenti di qualità, con un forte legame territoriale. Il vero obiettivo deve essere quindi quello di valorizzare le produzioni “made in Italy” e di difenderle dalla omologazione e dalla delocalizzazione territoriale e per questo occorre continuare l´impegno contro i tentativi di inquinamento da biotech».

Per il direttore di Legambiente, Francesco Ferrante «il mancato raggiungimento di una maggioranza qualificata a impedire l’autorizzazione della patata ogm non è una buona notizia né per la nostra agricoltura né per l’Europa che si è dichiarata Ogm free. Ora l’ultima decisione spetta alla Commissione europea che ci auguriamo tenga conto del parere della maggioranza degli Stati che si sono dimostrati contrari all’autorizzazione. Un sì alla patata transgenica rappresenterebbe, infatti, una pericolosa apertura verso gli ogm e in quel caso chiediamo al ministro De Castro di applicare in maniera restrittiva l’articolo 26/bis della direttiva 2001/18, predisponendo sin da ora un decreto che vieti la coltivazione di questa patata nel nostro Paese. Il divieto è l’unica misura in grado di prevenire la contaminazione genetica delle colture biologiche e convenzionali, almeno sino a quando l’Unione europea non adotti norme rigorose e legalmente vincolanti in materia di coesistenza».

Legambiente critica anche l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa ) che dice non vi siano pericoli per la salute e l’ambiente derivanti dalla patata Ogm, mentre l’Autorità europea per i medicinali (Emea), sulla base di una relazione dell’Organizzazione mondiale della sanità, evidenzi che nella patata transgenica della Basf c’è di un gene marcatore (nptII) resistente alla kanamicina ed alla neomicina, due antibiotici.

Durissimo l’attacco di Ferrante all’Efsa: «Non consideriamo autorevole il parere di un organo che da quando è stato istituito non ha fatto altro che obbedire ai diktat delle multinazionali del transgenico. Gli effetti sulla salute umana e animale che potrebbero derivare dalla coltivazione e l’uso di questa patata, non sono stati valutati a sufficienza. Se l’Italia non interviene tempestivamente rischia che le sue coltivazioni convenzionali e biologiche possano essere contaminate, con gravi danni economici per tutti gli agricoltori italiani ed europei coinvolti».

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