[17/07/2007] Parchi

Lav: «No al massacro delle otarie in Namibia»

ROMA. Quando si pensa alle pellicce di foca vengono subito in mente le stragi di cuccioli autorizzate dal governo canadese che sollevano annualmente le proteste e i boicottaggi degli ambientalisti e le moratorie e i divieti di commercializzazione delle pelli di questi pinnipedi da parte dell’Unione Europea, meno noto è quanto succede indisturbatamente dall’altra parte del pianeta, sulle desertiche coste della Namibia lambite dalle fredde correnti antartiche dell’Atlantico meridionale e dove le otarie del Capo vengono massacrate, almeno da quando i coloni bianchi hanno messo piede su quella che sarebbe diventata prima una colonia tedesca e poi un protettorato del Sudafrica razzista.

L’indipendenza ha cambiato poco per le otarie namibiane, almeno a sentire l’allarme lanciato dalla Lega antivivisezione (Lav): «riprende in questi giorni caccia alle foche in Namibia: 6 mila adulti e 80 mila cuccioli saranno uccisi in modo violento e cruento. La caccia si svolge tra luglio e novembre ed è autorizzata dal governo che giustifica il massacro affermando che le foche costituiscono una minaccia per la pesca locale. In realtà i motivi sono solo legati al business delle pelli dei cuccioli e al commercio degli organi sessuali dei maschi adulti, rivenduti in Asia perché considerati afrodisiaci».

La Lav chiede di spedire attraverso il suo sito internet una e-mail di protesta al console onorario della Namibia Petter Johannesen, un appello nel quale si sottolinea che «una tale strage, che avrà proporzioni storiche, non è in alcun modo giustificabile o legittimabile: si tratta di un inutile bagno di sangue il cui orrore sta facendo il giro del mondo, scuotendo l’opinione pubblica. Vi prego di far giungere questa protesta alle competenti autorità della Namibia, affinché la strage di otarie del Capo venga immediatamente interrotta e si metta in atto ogni azione utile a salvaguardare questi animali».

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