[18/07/2007] Rifiuti

Cinesi primi per carta riciclata e...traffico di legname illegale

LIVORNO. Secondo il rapporto “Environmental aspects of China´s papermaking fiber supply” presentato dall’Ong internazionale Forest Trends, l’inquinante industria cartaria cinese ha almeno un pregio: Il 60% della carta che utilizza proviene dal riciclaggio di quella usata, ma la fame di cartone è così grande che la carta da macero viene in gran parte importata da Usa, Ue e Giappone.
Dal 1996, in Cina l’importazione di carta da macero sarebbe aumentata del 500 per cento, raggiungendo nel 2006 i 19,6 milioni di tonnellate del 2006, la Cina assorbirebbe circa la metà del commercio mondiale di questo prodotto.

Ma la Cina, in un infinito ed energivoro giro di materiali, potrebbe riportare dall’oltremare proprio gran parte del materiale cartaceo che esporta, visto che I tre quarti della fibra che utilizza la sua industria servono a produrre cartoni da imballaggio per le merci esportate in tutto il mondo.

«Solamente nello scorso anno - ha detto Brian Stafford, a capo dell’equipe che ha redatto il rapporto - l´uso di carta da macero al posto di alberi per produrre carta e cartoni ha probabilmente salvato dal taglio circa 54 milioni di tonnellate di alberi».

Ma lo stesso rapporto non nasconde un pericolo che deriva dall’enorme aumento di produzione di carta cinese: l´incremento della domanda è così rapido che gli impianti di riciclaggio non reggono il ritmo e non bastano, e la Cina non si contenta più della carta riciclata ma punta anche alla produzione di alta qualità, per entrambe le cose si rivolge sempre più a Paesi in via di sviluppo per soddisfare la sua fame di cellulosa e questi la trovano nelle loro foreste dove continuano i disboscamenti intensivi e spesso illegali, come in Indonesia e nell’estremo oriente russo.
Intanto, il traffico clandestino di legno pregiato verso la Cina sembra diventato preoccupante soprattutto in Myanmar (l’ex Birmania) dove, secondo la Pan Kachin development society, le foreste sono avviate verso «la distruzione totale» con la complicità della corrotta dittatura militare. «Nel solo mese di aprile – denunciano gli ambientalisti - ogni giorno più di 80 camion hanno attraversato il confine cinese».

Le autorità locali cinesi fanno finta di non vedere e lasciano sguarnite le frontiere in occasione del passaggio dei convogli carichi di legname illegale, mentre la giunta golpista del Myanmar usa il legno per rimpinguare le tasche dei generali e le casse di una dittatura che sperpera denaro in una nuova capitale, in folli sogni di gloria e potenza e in una guerra interna ad oppositori e minoranze etniche come i Kachim, che chiedono alla Cina di bloccare il traffico illegale di legno pregiato che sta distruggendo le foreste in cui vivono.

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