[23/07/2007] Consumo

Iva ecologica e pollution charge, la fiscalità ambientale avanza

LIVORNO. Fiscalità ambientale. Il dibattito è ancora molto aperto. E negli ultimi giorni si è di nuovo acceso sia in Italia (con il via libera della giunta milanese al ticket d’ingresso per le auto), sia in Europa (la proposta di un’Iva verde lanciata da Sarkozy e Brown).
Il tema non è nuovo, come non lo sono le contraddizioni. Aggiungiamo che almeno in Ue esistono svariate forme di fiscalità ambientale.
Segnaliamo ad esempio che in Polonia c’è una climatic tax sia nelle zone di mare sia in quelle di montagna. Una specie di tassa sull’aria i cui proventi (si parla di circa un euro al giorno) vengono usati per piste ciclabili, promozione della città, miglioramenti degli arredi urbani ecc.

Tornando all’Italia, il sindaco di Milano Letizia Moratti ha varato la ‘pollution charge’ una tassa antismog che dovrà essere pagata ogni giorno da chi vorrà entrare in centro con un’auto che non sia Euro 3 o 4. Partirà probabilmente a settembre, ma il consiglio comunale si è detto pronto a far battaglia. Contro la decisione le opposizioni sono bipartizan con il centrodestra (maggioranza a Milano) spaccato e in accordo invece con l’Ulivo che parla di ticket calato dall’alto e pretende un confronto in consiglio comunale. Un ‘no’ al provvedimento che arriva anche dal Prc - Per Rifondazione in definitiva “favorisce la circolazione in auto di chi potrà permettersi di pagare per inquinare” - e che lascia quasi soli a difendere il provvediamento l´inedita coppia Moratti-Verdi.

Forse troverà meno oppositori – ma è solo una mera supposizione – la proposta di Nicolas Sarkozy e Gordon Brown di introdurre in Europa un’Iva verde, ovvero un tasso ridotto dell’imposta sul valore aggiunto per i prodotti ecologici. Come si legge sul Manifesto di ieri, Sarkozy ha rilanciato l´idea dicendo: «E´ anormale che una macchina che inquina costi meno cara di una macchina che non inquina». E il ragionamento non fa una piega. Ma comunque già si insinua l´idea che non sarà facile ottenere l´accordo di tutti: bisognerà prima stabilire una lista comune di prodotti ´verdi´ e, visto il diverso livello di sviluppo dei paesi Ue (dice il Manifesto), l´intesa non è semplice.

Gli ingredienti quindi sono sempre gli stessi: di fronte a problemi come per esempio lo smog nelle città, una delle leve sulle quali chi governa può far forza è quella fiscale. Secondo la filosofia del "chi inquina paga". Certo chi ha più soldi teoricamente avrà la possibilità, potendo appunto pagare, di continuare ad inquinare in questo caso come vuole. Chi invece, non ha quei soldi inquinerà meno. Socialmente è un´ingiustizia. O almeno sembra. Ma l´alternativa qual è? Su questa base si può davvero trovare un accordo a 360 gradi? E ancora, è fondamentale un accordo totale, oppure se si ritiene che sia giusto fare questa operazione fa bene la giunta Moratti ad andare avanti?

La leva fiscale, se finalizzata ambientalmente, è indubbiamente cosa buona, se poi è anche equa ancora meglio. Chi ha di più deve pagare di più (vedi anche la tassa sul lusso introdotta da Soru in Sardegna) e per chi ha meno bisogna trovare un sistema per cui non gli si crei l´alibi che allora può (ambientalmente parlando) fare quello che vuole. Per esempio, l´auto che non inquina meno costosa di quella che inquina (vedi riflessione di Sarkozy) sarebbe un buon compromesso. Almeno in attesa che tutte le auto abbiano emissioni ridotte al minimo.

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