[30/07/2007] Comunicati

Salute, ambiente, media e spettacolo

AREZZO. Nessun medico prescrive (dovrebbe) un farmaco se non ce n’è bisogno. La parola farmaco dal greco (farmacos) significa veleno. Ma nessun medico, di fronte ad un problema da risolvere, non prescrive il farmaco più adatto solo perché (anche il farmaco più adatto) ha delle controindicazioni. E nessun medico omette di valutare un farmaco per le sue indicazioni per valutare esclusivamente le controindicazioni. Addirittura si potrebbe discettare sul principio dell’omeopatia (assumere piccole dosi della sostanza che si vuol combattere) nonché sulle opinioni diverse che i medici hanno sui principi a base di questo tipo particolare di farmaci.

L’approccio deontologicamente corretto, di fronte a un problema (sanitario o ambientale) non può essere dunque quello del non fare, bensì quello della riduzione del danno (nell’ambito di un approccio olistico e di valutazioni comparate).
Infatti, quando il “danno è in corso” (cioè i rifiuti sono prodotti) si producono di conseguenza, eccome, impatti (ambientali e sanitari): quale che sia il modo scelto per trattarli e smaltirli. Solo che spesso li si esporta altrove (e dunque viene più facile ignorarli: anche quando l’altrove è nella stessa provincia) con un aggravio di emissioni che, visti i dati pubblicati dall’Oms, hanno le stesse caratteristiche (ma grandezze ben maggiori) che si denunciano a proposito di qualsiasi impianto si voglia prendere in considerazione.

Scambiare una parte con il tutto (sinèddoche) è un rischio proprio della medicina specialistica (che non di rado, per curare un tumore alla vescica ignora l’incipienza di una SLA): dovrebbe esserlo meno per chi ha a cuore il nesso salute-ambiente. La discussione sulle migliori forme di gestione dei rifiuti allude certamente anche all’interazione salute-ambiente, ma è francamente dubbio che lo specialista medico possa anche essere specialista della gestione dei rifiuti fino al paradosso per il quale potrebbe essere vero anche il contrario: ovvero, un ingegnere specializzato nella conduzione di impianti di incenerimento che indica al medico come (e se) asportare un cancro alla prostata, solo perché quella parte anatomica deve poi (per legge) essere incenerita e ciò produrrebbe più (o meno) emissioni di un’altra parte anatomica.

Fra l’altro, i medici dovrebbero sapere che i “loro attrezzi del mestiere”, proprio in nome dell’igiene e della salute, sono in gran parte monouso (siringhe, garze, ecc….): cioè “usa e getta”! (la produzione di questi rifiuti sanitari ammonta, nella regione toscana, ad una cifra oscillante tra le 9 e le 10.000 tonnellate/anno in prevalenza costituite da rifiuti classificati come pericolosi) . E si dà il caso che, per legge (e sempre in nome di una migliore tutela dell’igiene e della salute), questi rifiuti debbono essere bruciati e inceneriti. Ovviamente con emissioni e con effetti diversi da quelli prodotti dalla combustione di Cdr ( combustibile da rifiuti).

E’ forse più saggio sostenere che i medici non debbono usare quegli “attrezzi” perché incenerendoli producono emissioni oppure applicare la tecnologia esistente per abbattere al massimo quelle emissioni?
Non a caso nei comitati scientifici e nei gruppi di studio sulla gestione dei rifiuti non ci sono solo medici. Come dimostrano i fatti (e i luoghi) più volte nominati anche dai media (europei, italiani e toscani: Copenaghen, Dortmund, Francoforte, Vienna, Parigi, Barcellona, Milano, Brescia, Ferrara – comune all’avanguardia nell’applicazione dell’agenda XXI quanto nella riduzione dei rifiuti e delle raccolte differenziate) si possono avere opinioni diverse.

Quello che non ci pare né giusto né corretto è la tendenza/tentazione alla demonizzazione delle opinioni altrui e alla assolutizzazione delle proprie attraverso l’uso di testimonial dalla facile presa mediatica. E non c’è solo Grillo che insegna come si dovrebbero gestire i rifiuti urbani, c’è anche Bennato che arringa le folle su come gestire i rifiuti speciali. E giù i media a roboare contro i nanogrammi intervistando i medici e a magnificare le megatonnellate addirittura con editoriali sulla furbizia di chi se le prende. L’esercizio del principio della “responsabilità condivisa” e quello “di prossimità”, sono principi a base di tutta la normativa sui rifiuti che, come dimostrano le vicende campane (e non solo) non può in alcun modo rovesciarsi nel suo opposto. E magari poi, vedere tutti uniti i media contro l’incapacità della politica di mediare, fare sintesi e di decidere al meglio nelle condizioni date.

Ma la questione è sempre la stessa: la presunzione di tradurre l´ostrogoto antico conoscendone, a fatica, una sillaba (o non conoscendo neanche quella)!

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