[30/07/2007] Rifiuti

Amianto, Maria Camilla Masini (Teseco): «Serve cambio di mentalità»

LIVORNO. La Toscana sta ultimando il censimento dell’amianto negli edifici pubblici, con il report che entro settembre sarà pubblicato da Arpat. Censimento a cui auspicabilmente dovrebbero seguire le bonifiche anche se per il momento finanziamenti in vista non ce ne sono. E non ci sono neppure discariche autorizzate a ospitare l’amianto, che quindi viene inviato quasi tutto in Germania. I casi ormai che riportano l’attenzione sul tema non si contano più: da Gonfienti (dove a seguito di un campionamento dei materiali in corso di conferimento e presenti nell´area di scarico sono state rilevate contaminazioni da fibre di amianto in quantità superiori a quelle previste dalla normativa); alle varie discariche abusive che via, via salgono alla ribalta un po’ ovunque nella nostra regione; per arrivare a ciò che accade a Montignoso, dove il giusto e encomiabile tentativo di trovare una soluzione per lo smaltimento corretto e in sicurezza dell’amianto viene contrastato aspramente come fosse una ‘bomba ecologica’.

Eppure la Toscana può vantare numerose professionalità e aziende che hanno fatto della bonifica dell’amianto uno dei fiori all’occhiello della loro attività, che tra l’altro spesso sono chiamati a gestire un altro aspetto assai delicato delle filiera delle bonifiche d’amianto, ovvero lo stoccaggio temporaneo.

«E’ vero che uno dei grossi problemi che abbiamo è la mancanza di discariche autorizzate – spiega Maria Camilla Masini, direttore relazioni esterne di Teseco – però non bisogna dimenticare che proprio per il fatto che un viaggio in Germania è molto costoso, c’è la necessità di avere piattaforme di stoccaggio temporaneo dell’amianto, per poi inviarlo tutto assieme risparmiando sulle spese di viaggio».

Una di queste piattaforme è appunto gestita da Teseco, che opera sia sul posto sia in azienda con gli impianti di scoibentazione e pre ricondizionamento, che permettono quindi di eliminare l’amianto da manufatti che devono essere riutilizzati oppure avviati normalmente alla discarica.

«E’ evidente che mandare l’amianto in Germania costa parecchio – continua Maria Camilla Masini - , ma del resto alternative non ce ne sono: non solo all’estero andiamo a comprare le materie prime, ma dobbiamo anche pagare perché prendano i nostri rifiuti. Sarebbe necessario un cambiamento di mentalità: la ripresa economica non può prescindere dal fatto che il ciclo dei rifiuti deve essere chiuso in casa, con risparmi economici, ma anche con maggiore trasparenza e con minori possibilità di infiltrazione delle ecomafie».

Teseco si augura quindi che il censimento eseguito dalla Regione possa ora svilupparsi anche sul fronte dei privati: «per qualsiasi necessità da parte della Regione – conclude Maria Camilla Masini - di mappatura, valutazione del rischio, progettazione di intervento ed esecuzione di bonifica, noi ci siamo».

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