[03/08/2007] Energia

Ancora su Chiesa e nucleare

LIVORNO. Se qualcuno ha pensato che le dichiarazioni pro-nucleare del Papa di qualche giorno fa fossero estemporanee, la Santa Sede – come a voler spazzar via ogni dubbio – le ha ribadite con forza dichiarandosi esplicitamente favorevole all’atomo attraverso le parole del cardinale Martino, presidente del Pontificio consiglio per la giustizia e la pace. Se Benedetto XVI si era ‘limitato’ a un’invocazione “incoraggiare la non proliferazione di armi nucleari, promuovere un progressivo e concordato disarmo nucleare favorendo l’uso pacifico e sicuro della tecnologia nucleare”, Martino è infatti andato assai oltre, affermano che rinunciare all’atomo «per una petizione di principio, oppure per la paura di disastri, potrebbe essere un errore, e in alcuni casi conduce a effetti paradossali». Martino ha inoltre affermato che «la Santa Sede come membro dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, aderisce all´uso pacifico dell´energia nucleare».

Su quanto detto dal Papa durante l’Angelus domenica scorsa, greenreport ne ha già parlato con un’intervista all’economista de la voce.info Marzio Galeotti. Ma su questa ulteriore presa di posizione abbiamo voluto sentire l’opinione di un’associazione culturale/ambientalista come Greenaccord, di ispirazione cristiana e senza fini di lucro, “nata per stimolare l’impegno di tutti gli uomini di buona volontà di qualsiasi credo o confessione religiosa, sul tema della salvaguardia della natura”. E che è di tutt’altra idea rispetto alla Santa Sede.

Nostro interlocutore è Andrea Masullo, presidente del Comitato scientifico di Greenaccord.

«Non è una novità. Sappiamo bene che c’è chi nel Vaticano sostiene questa cosa, ovvero che il materiale radioattivo usato a fini militari, in una logica di disarmo, debba essere sfruttato ai fini di produrre energia per usi civili. E’ una chiave di lettura suggestiva, soltanto che da un punto di vista puramente energetico non sta in pedi. La realtà è che l’energia nucleare non ha mantenuto le promesse fatte nel secolo scorso quando si diceva che entro il Novecento avrebbe raggiunto una produzione di oltre il 50% del fabbisogno mondiale. Invece ha raggiunto appena il 14%. Un fallimento economico e fisico, se si pensa inoltre che le riserve di uranio dureranno non più di una quarantina d’anni, e che ha portato con se tanti problemi, primo fra tutti quello di aver lasciato irrisolta la questione delle scorie».

Non si ricorda però una presa di posizione così forte in favore del nucleare da parte del capo della Chiesa e della santa Sede.
«Non direi che sia una presa di posizione. Comunque grande rispetto per quello che dice il Papa e anche comprensione perché si tratta secondo me di un monito, una suggestione, che è quella di trasformare una bomba in una cosa utile. Mi fa venire in mente il passo biblico di Isaia “Forgeranno le loro spade in vomeri, dalle loro lame, falci”. Se poi si volesse invece aprire un dibattito su come usare l’uranio che dovesse provenire dallo smantellamento delle armi, ovvero se si possa pensare a utilizzare quell’uranio nelle centrali piuttosto che un’altra soluzione, allora se ne potrà anche parlare. Ma detto questo la posizione di Greenaccord resta quella contraria al nucleare e che spera che le centrali vengano smantellate».

Greenaccord, dunque, resta sulla sua posizione anti-nuclearista. Osserviamo però che nel massimo rispetto per chiunque abbia una un’idea diversa dalla nostra, il peso delle parole del Papa e della Santa Sede, in Italia e nel mondo, non è "acqua da occhi".

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