[08/08/2007] Aria

Per gli Usa la proposta Ue sulle emissioni degli aerei è «illegale e unilaterale»

LIVORNO. Secondo il Dipartimento di Stato Usa la riduzione delle emissioni dei motori degli aerei «esige una cooperazione mondiale e la ricerca di soluzioni innovatrici piuttosto che l’imposizione di questo o quel piano». Mentre quindi alcuni Paesi ed organizzazioni internazionali dell’aviazione hanno riconosciuto che occorre ridurre le emissioni climalteranti prodotte dai viaggi aerei, gli Usa sottolineano che «il settore dell’aviazione non rappresenta che il 3% delle emissioni globali di gas che sarebbero responsabili del riscaldamento climatico, contro il 33% della produzione di elettricità e il 21% per il settore dei trasporti in generale».

Tra il 2000 ed il 2006, in coincidenza con la crescita del traffico aereo, gli Stati Uniti sarebbero riusciti a ridurre i consumi di carburante dei motori a reazione, riducendo così anche le emissioni di gas serra di diverse tonnellate grazie al miglioramento della circolazione aerea, alla revisione dei metodi gestionali delle operazioni aeroportuali e ad innovazioni tecniche. A giugno la Faa, che regolamenta l’aviazione civile Usa, ha lanciato un’iniziativa per mettere a punto carburanti che producano meno emissioni.

L´Unione Europea ha invece proposto di inglobare l’aviazione nel suo programma generale di scambio di emissioni, includendo negli obblighi che ne derivano anche le compagnie aeree extraeuropee che effettuano viaggi verso il vecchio continente. Secondo il governo Usa si tratta di un atto unilaterale che «suscita una controversia che rischia di frenare gli sforzi di cooperazione internazionale in questo campo».

L´Organizzazione dell’aviazione civile internazionale dell’Onu, incaricata di promuovere le norme e le buone pratiche in materia di aviazione, ha approvato il concetto di scambio di diritti di emissione, ma sotto riserva degli Stati coinvolti e gli Usa sottolineano che «l´Unione europea non ha sollecitato alcun consenso e si è esposta all’opposizione quasi universale dei paesi non europei che sarebbero colpiti da questa regolamentazione a partire dal 2012».

Il ministro dei trasporti Usa, Mary Peters ha detto in Parlamento: «abbiamo la ferma intenzione di respingere senza ambiguità la proposta dell’Unione europea».
Anche perché, tra Usa ed Ue, sul dossier del programma di scambi di diritti di emissioni, le distanze restano notevoli e il governo americano giudica illegale ed unilaterale la decisione europea.

E allora il governo Bush si affida proprio ad un’organizzazione che di solito snobba, l’Onu, per trovare una soluzione nell’assemblea triennale dell´Organizzazione dell’aviazione civile internazionale che si terrà a settembre, per discutere di ambiente e riduzioni di emissioni di gas serra, appoggiando l’idea del segretario generale dell’agenzia Onu, Taïeb Chérif, che ogni Stato menbro dovrebbe scegliere le misure che gli sembrano più efficaci in funzione dei costi. Una cosa che non piace molto all’Ue che accusa l’Onu di muoversi troppo lentamente in questo settore.

Ma gli Usa accusano l’Europa di essere velleitaria, di voler imporre al resto del mondo le sue soluzioni e di non ridurre davvero le emissioni, mentre non è in grado di realizzare il “cielo unico europeo” senza frontiere che prevede economie per 4,5 miliardi di dollari e una riduzione del 12 % delle emissioni.

Gli Usa così si mettono alla testa della maggior parte delle grandi compagnie aeree che si oppongono al Piano europeo perché comporterebbe un aumento del costo dei biglietti e delle spese in un settore che già combatte contro il rialzo dei carburanti e per gli elevati costi della sicurezza. Secondo le compagnie aeree le regole europee costerebbero alle imprese tra i 60 e i 90 miliardi di dollari tra il 2011 e il 2022 e ridurrebbero i loro guadagni di 55 miliardi di dollari.

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