[10/08/2007] Urbanistica

Liguria, se i ripascimenti costieri diventano ordinari e annuali

LIVORNO. La stagione balneare 2007 non è ancora finita ma la regione Liguria pensa già a come affrontare la prossima stanziando subito «contributi per realizzare ripascimenti stagionali degli arenili, manutenzione di opere di difesa della costa, consolidamento di fronti rocciosi instabili, progettazione di interventi mirati a contenere l´erosione del litorale. Il finanziamento complessivo – spiega una nota della giunta ligure - ammonta quest´anno a 455 mila euro. Ognuno dei 63 comuni costieri liguri riceverà una quota fissa di contributo, aumentata di un importo variabile in proporzione alla lunghezza del suo litorale».
E l’assessore all’ambiente Franco Zunino sottolinea che «Gli interventi finanziati serviranno a tutelare le spiagge ed a favorire la protezione degli abitati e delle attività costiere».

Quindi attività che in altre regioni sono di tipo straordinario, come i ripascimenti, sono diventati ormai ordinaria e stagionale prassi, inseriti direttamente «nel programma di attività di valorizzazione dell´ambiente marino e costiero portate avanti dalla Regione, come la tutela delle praterie di posidonia, il monitoraggio della qualità delle acque, le risorse già messe a disposizione per i mezzi scopamare».

La Liguria rivendica di essere stata «una delle prime regioni italiane ad approvare criteri per l´esecuzione dei ripascimenti stagionali a garanzia dell´efficacia degli interventi e della qualità e limpidezza delle acque».

La tranquillizzante nota della giunta ligure nasconde un fatto che di tranquillizzante ha poco: ormai l’erosione costiera è diventata fatto usuale e diffuso in tutti i comuni tanto da usufruire di finanziamenti “ordinari” ed annuali. Ormai si rinuncia ad intervenire su gran parte delle cause dell’erosione di spiagge, anche perché le modifiche morfologiche della costa con la costruzione di porti, infrastrutture ed edifici è irreversibilmente avanzata, e non potendo più fare prevenzione a monte si fornisce alle spiagge una costosa medicina che non dovrebbe permettere l’aggravamento della malattia. Una medicina fatta di iniezioni di soldi pubblici spesso spesi per ridurre il danno di scelte private (o privatizzate) sbagliate sostenute da enti pubblici che volevano favorire proprio quel turismo che ora rischierebbe di scomparire insieme alle spiagge mangiate dal mare.

Una presa d’atto della “normalità” della situazione dell’erosione costiera che sembra ormai obbligata, ma che sa tanto di sconfitta per le politiche di pianificazione urbanistica e per la tutela dell’ambiente

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